martedì 27 dicembre 2011

Mr. B.

Sperimentazioni culinarie in Casa dei Cappuccini, ovvero: ho fatto il budino. E che sarà mai, direte voi.
Avessi talento, vi rispondo io. E' vero, non ci vuole nulla.
Ma la mia capacità nel riuscire a combinare disastri facendo il purè, è entrata negli annali.
Conscia delle mie capacità mi faccio dare un po' di autostima chiamando Madre. Lei si che ce l'ha, il talento da pasticcera. Dopo la botta di autostima, mi dico: ce la posso fare. Apro la scatola, verso il contenuto nel pentolino con il latte e li mescolo.
Mescolo e mescolo, fino a che non bolle. E se 2+2 fa 4, il budino quando bolle inizia ad addensarsi.

Ma questo qui, non si addensa proprio. Bolle e ribolle ma nulla. "Mr B. vogliamo addensarci?"
Sono così disperata da parlare con un (quasi) budino. Mi agito un po', rileggo le istruzioni in una lingua assurda. Lascio Mr B. sul fuoco e traduco: far bollire per 3 minuti e versare. Si addensa da solo.
Questo è davvero il budino per le persone incapaci come me! A quel punto lo verso tutta contenta e lo lascio raffreddare. Ma come ogni cosa, anche Mr B. ha il suo difetto. La sera ero pronta, dopo cena, per gustarlo: lo rompo con il cucchiaino.

Prima bad news: nessuna pelliccina di sopra, ma un'incredibile compatezza e omogeneità.
Seconda bad news: il sapore è uguale ai budini confezionati.
TRAGEDIA!
E' mai possibile che il mio decennale rapporto con Mr B. finisca in un modo così drammatico?
"Ti ricordi che bello, quando dal budino si staccava la pellicina?Io la mangiavo tutta subito, mi illudevo che si ricreasse all'istante."
Ecco il mio illuso valoroso uomo, che cerca di tirarmi su il morale. Che bella sì, la crosticina. E quando mamma lo versava, com'era bello leccare la pentola?

Questi piccoli ricordi mi sono riaffirati leggendo Com'è bello: un compendio di ricordi di infanzia. Nel libro l'autore parla di tutto, dai giorni prima dell'inizio della scuola, al fare i compiti sul tavolo della cucina.
Leggendolo mi sono trovata immersa nella mia infanzia. E al diavolo il nuovo Mr B. Con una delusione del genere, non si può far altro che crogiolarsi con i dolci ricordi degli anni passati.



mercoledì 21 dicembre 2011

Artlight

Deviazione da storici dell'arte: correggere le guide malcapitate. State attenti mie cari, noi storici siamo come vampiri in mezzo a voi. Nessuno di voi ci nota, fino a quando non vi ritrovate nel gruppo al museo con uno di noi. E li si, che ci notate. Non da subito, perchè come i vampiri, non catturiamo l'attenzione.
La faccia assume qui, espressioni contrite che passano dalla perplessità all'incazzatura a seconda di ciò che dice la guida turistica. Il viso sembra dire: Ma come? Ma che diamine sta dicendo?
Ed ecco che a un certo punto parte la correzione.

Ebbene sì, la mal capitata guida , appena compie il passo falso ecco che viene distrutta moralmente. Una voce dal fondo del gruppo:
"Veramente signorina....." e lei, povera guida inizia a tremare di paura.
Come è successo al nostro plurinformato "storico" che ci ha illustrato La Natività e il San Giuseppe falegname di George de La Tour, dipinti che arrivano direttamente dal Louvre, in mostra a Palazzo Marino a Milano.
Il tono saccente, il modo di esporre stucchevole, e il malcapitato non ci ha nemmeno notato da quanto era concentrato.
Noi quatti quatti, ci siamo appostati nel fondo.

Ed ecco che, al confronto con il Caravaggio ci sbaglia la data di morte. Lui prova anche a fare l'umile: "Non ricordo se è morto nel 1608 o 1609."
Non ha nemmeno finito che all'unisono, viene investito dalle nostre voci: "1610, ha presente che l'anno scorso (anno 2010) ne hanno fatto una mostra a Roma mondiale per celebrarne i 400 anni dalla morte?"
Annientato. Ma non capisce da dove arriva il suggerimento. Perchè noi come i vampiri, siamo tornati a mimetizzarci.
Altro che sui vampiri, dovrebbero scrivere una saga su di noi.

George de La Tour, Natività

George de La Tour, San Giuseppe falegname





www.turismo.regione.lombardia.it

lunedì 19 dicembre 2011

Una Tragedia.

Posso farvi una domanda?
Avete un cibo preferito? Dolce o salato. La pizza o i biscotti.
Ognuno di noi ha il proprio cibo preferito. Eccco, se devo dirvi il mio...beh io ne ho troppi. Dal pasticcio della nonna al risotto dell'altra nonna. Dagli spaghetti al pomodoro di papà, al cibo indiano che compra il valoroso uomo (scherzo, anche lui sa cucinare). Per non parlare, dei dolci che fa mia mamma, da impazzire.
Ma se devo dirla tutta..il mio cibo preferito è forse la cioccolata.
Fin da piccola, vivevo di cioccolata.

La leggenda vuole che prima ancora di nascere, nella pancia di Madre, si dà il caso che galleggiassi non nel liquido amniotico, ma nella Nutella. Madre conferma di averne mangiati vasi e vasi. Quante volte, facevo indigestione. Quante volte poi, indovinavo con gli occhi chiusi le marche e tipologie di cioccolato.
Ora, non ne parliamo neppure: la Terra dei Maglioni è anche la patria della cioccolata.  Peccato però, che non sappiano cosa sia la cioccolata Ciobar. Dovete sapere che se ordini la cioccolata calda ti arriva una brodaglia che il Nequisk stesso disgusterebbe. Ah, che nostalgia, la cioccolata, cremosa, densa e fumante.

Ma ecco che arriva la tragedia.
Era da mesi e mesi che avevo un disturbo allo stomaco. Esasperata, sono finalmente andata dal mio dottore di fiducia.
"Signorina, qui bisogna fare una dieta disintossicante. Niente junk food, niente alcolici e niente dolci. Specie la cioccolata."
Sono svenuta. Letteralmente. E questo ha confermato completamente la tesi del mio dottore.
Ma come posso fare? Disperata, me ne torno a casa attraverso la via dei cioccolatai: che condanna, che punizione passare da li.

Il valoroso uomo però, vede sempre il lato positivo delle cose. E per farmi ridere si è presentato con il dvd della Fabbrica di Cioccolato di Tim Burton, il libro di Roald Dahl e questi baffi di cioccolato posti sul viso. Diego Ramos, un designer di Barcelona, ha realizzato in collaborazione con Chocolat Factory, Mr. Chocolate. Questi baffi in sei versioni, sono commestibili ed essendo su bastoncini si possono usare come maschera, per diventare chi si vuole o per ridere.

E mentre io rido, il valoroso uomo, se li mangia tutti in un baffo (tanto per rimanere in tema).



www.diegoramos.es

www.chocolatfactory.com

martedì 13 dicembre 2011

Due punti.

Non vi ho mai parlato di musica.
Non vi voglio raccontare cosa mi piace e cosa no, ma vi voglio raccontare la storia di una canzone.
Nelle serate estive, in spiaggia, in macchina e sotto le stelle ascoltavo la radio e sentivo sempre una canzone. Non dicevano mai nè il titolo, nè l'autore. Troppo curiosa e innamorata di questa canzone, ho chiesto al mio nerd di fiducia: il valoroso uomo (e chi, se no?). Le ha tentate tutte pure lui: dal riascoltarsi i programmi della radio in internet all'usare l'app dell I-phone che collegato alla radio ti dice quale canzone stai ascoltando (titolo, gruppo, data, album,..fra un po' anche la storia).
E' arrivato perfino a scrivere al direttore del programma ma niente da fare.

Passano sei mesi, e noi ci ritroviamo in uno Starbucks nella Terra dei Geloni: che volete farci, siamo abbastanza sadici e ci piace vivere al freddo. Torniamo a Starbucks. Io sto leggendo, il valoroso uomo cerca di connettersi a internet mentre i nostri amici chiaccherano tra loro.
E a un tratto sento la canzone. Mi blocco, tocco il braccio al valoroso uomo: "La senti anche tu?" gli dico. Lui, così immerso nel suo universo nerd, ci mette un po' a capire. Ed esclama:
"La Canzone!!" con la C rigorosamente maiuscola.

Impazziamo e partiamo alla carica tutti concitati. Gli amici ci guardano un po' allibiti. Io prendo e mi faccio la coda chilometrica per chiedere alla commessa la canzone. Lei spaesata (di solito deve sorbirsi ordini complessi), mi rimanda al posto e mi dice "Mi dia cinque minuti."
Io torno a sedermi tutta eccitata: sembro una bambina di fronte a una torta al cioccolato. Gli amici intanto, continuano a guardarci con un punto interrogativo sulla faccia.
E poi la commessa arriva con il titolo e l'autore della Canzone. Ed eccola qui per voi.


La serenità che ci ha dato, non so se la riuscite a capire. Abbiamo concluso mesi e mesi di vane ricerche.
Magari si potesse dire la stessa cosa per le ricerca del wi-fi da Starbucs. Saremo sempre debitori verso la commessa, ma penso che d'ora in poi ci porteremo questa forcola per trovare il wi-fi: geniale no? Si illumina quando e se lo trova.

Magari l'avessero inventato anche per sapere autore e titolo della Canzone.
Almeno ora, non ci saremmo ritrovati nella situazione di dover essere debitori con il posto che fa il peggior cappuccino del mondo.

http://www.miket.co.uk/

giovedì 8 dicembre 2011

Disperazione dicembrina

Dicembre: periodo di vacanze e di festività. C'è il Natale, un bel ponte a inizio mese e i mercatini con il vin brulè. Le città si riempiono di luci, la tv trasmette solo scene felici. Le persone sembrano più buone, sorridono di più e forse, quest'anno arriverà la neve. Come gli altri anni ovviamente. W il Paese dei Maglioni: la neve arriva a novembre e non se ne va fino a marzo. La prima mattina che ti alzi e la trovi fuori dalla finestra, ti sembra di tornare bambino. L'euforia perdura fino a Natale, d'altronde, che Natale sarebbe senza neve?
Ma a Gennaio, si vede la gente per strada, che odia profondamente la neve.
Tornando a momenti e argomenti felici, è Dicembre, il mese più festoso dell'anno.

In mezzo a tutto questo festeggiare e essere felici, ci sono io. Che della spensieratezza prefeste ve lo dico da subito, non sono per nulla contagiata. A dicembre infatti cadono i due appelli universitari che hanno in mano il mio destino di studentessa.
E quindi io, secondo voi, quanto sono contenta che gli altri escano a far festa e io no?
D'altronde, se uno deve studiare, meglio che stia in casa. Il problema si è posto quando pur di non studiare, sono diventata una nerd del pc. Navigo, mi iscrivo a siti, ricerco qualsiasi cosa su internet.

E fu così, che lo studio divenne una cosa a me sconosciuta. Studio? Libri? Cosa vogliono dire queste parole?

Per fortuna si sa, ho al mio fianco il valoroso uomo che è intervenuto con una bella strigliata, seguita da pianti disperati (chiaramente non miei.). Devo dire che ha colto nel segno: spaventandomi un pochino e non facendomi piangere (perchè i pianti disperati lo ripeto, non sono stati i miei), mi sono messa sotto con lo studio dell'arte romana. Sto studiando così intensamente che ormai ho la nausea della ritrattistica romana: il ritratto di augusto? oh no vi prego.
Il ritratto di Pompeo? Ecco..il voltastomaco.
E la testa colosso di Costantino? Brr, nausea allo stato puro.
Dalla rappresentazione classica alla distorsione dei volti anche il mio viso è stato influenzato dalla trasformazione artistica: da volto normale, con espressioni da persona sana di mente, sono passata a espressioni tipo L'Urlo di Munch.

Coco Chanel
Basta, davvero.
Ma sotto l'occhio vigile del valoroso uomo che posso fare se non studiare? Un saltino su internet però l'ho fatto e ho trovato queste Scaricature di Serena Giordano. Le Scaricature come dice lei nel suo sito, sono ritratti ridotti all'essenziale della persona. L'idea alla base è geniale, per non parlare della possibilità di farle realizzare Scaricature di amici e conoscenti: basta inviarle alcuni oggetti e foto del soggetto e in men che non si dica ecco a voi la Scaricatura!





John Lennon
Sinceramente questa scoperta la potrei usare con un duplice scopo: da una parte commissionarne una del valoroso uomo (chissà cosa ne verrebbe fuori!) e dall'altra proporle come confronto al professore di arte romana. Alla fine l'idea base non differisce molto da alcuni periodi formali dell'arte antica. Con buona pace del professore, e anche mia: di sicuro passerò l'esame, ma sulla votazione alta ho forti dubbi. L'ultimo mio confronto assurdo a un'esame è stato tra le scenografie di Metropolis e quelle del paese incantato di Gardaland. E devo dire, che il prof non ha proprio gradito.





www.serenagiordano.com

lunedì 5 dicembre 2011

Corso di taglio e cucito

"Se non avessi da fare i tortei, ti finirei la gonna."
Così esordisce mia nonna. I tortei, in dialetto, sono i tortelli, che lei fa rigorosamente alla zucca.
Invece la gonna da finire, è una semplice commissione per la nipote, alias me.
Quando torno alla casa-Madre, nelle giornate di studio mi rifugio nella sua grande e silenziosa casa, dove lei ha ancora il suo laboratorio.
Io, con la crisi in atto, per vestirmi di nuovi abiti, mi sono ingegnata. Nessun acquisto, ma vado dalla nonna. Lei mi offre stoffa, e carta bianca su ciò che voglio. E in due giorni lei lo realizza. Unico difetto: tende a essere un po' larga di misure. Mai scollature troppo ampie, mai vestiti troppo corti.

"Avrai si un bel corpo (a detta sua), ma di certo non sarò io a fartelo mettere in mostra scoprendoti le gambe o il dècolletè." Ma per mettere in mostra le forme del corpo, ha i suoi bei trucchetti: riprese sotto il seno, spacchi nelle gonne sul retro al centro, pences sui pantaloni in vita. Non ha un marchio, nè applica etichette. Ma questi sono i suoi tratti distintivi. Solo lei li realizza con amore, mentre tutte le altre sarte non li fanno con amore per me.

Pochi giorni fa, un'amica mi ha espresso il suo desiderio di iniziare a imparare questa bellissima arte. Un dono e una voglia che le invidio (sapete già come le mie mani siano disfattiste in ambito taglia e cuci). Imparare a tagliare, cucire, imbastire, fare figurini e scegliere stoffe sono le basi di questo bellissimo e tradizionale mestiere, da cui tutti i grandi stilisti partono. Che sia solo un'hobby, o una vera passione da trasformare in un futuro lavoro, dedico alla mia amica la scoperta di questa lampada-manichino di Jean-Paul Gaultier. Un piccolo elemento essenziale, firmato da una grande stilista.

E le dedico ciò che ha fatto una delle aziende storiche di macchina da cucire che, celebrando il suo anniversario, riedita la vecchia macchina da cucire in edizione limitata. Per vere appassionate, o per chi vuole partire alla grande.


www.singer.com

www.roche-bobois.com

giovedì 1 dicembre 2011

Sport addicted.

Io odio nuotare. Ma odio di più fare ginnastica. Sinceramente, preferisco andare a correre. Ma nel Paese dei Maglioni ce lo si può permettere rare volte. E quindi? Direte voi, basta non fare non sport.
Male, miei cari lettori, bisogna fare sport. Certo per farlo, bisogna avere motivazione. Io ne ho una bellissima: più sport faccio, più mi posso ingozzare di cibo. La mia fame infatti, è rinomata: in un ristorante c'è la mia foto appesa al muro. Sono a detta del proprietario, una cliente anomala: quando vado al ristorante, inizio a mangiare dall'antipasto e non mi fermo fino al dolce.
Nonostante questa mia fame insaziabile, sono donna anche io, e ci tengo alla mia forma fisica.

E come dissero due amiche, che hanno la mia stessa fame, noi abbiamo uno stile di vita Ciccione. E non perchè lo siamo, ma perchè amiamo il cibo. Infatti, non ci tiriamo mai indietro quando ci viene offerta qualche buona pietanza, con enorme stupore degli altri commensali. Ma noi, amiamo essere Ciccione.
Fatto sta che nel mio stile di vita Cicciona, il senso di colpa non deve esserci. Ecco perchè mi dedico allo sport.
Si può aggiungere che il valoroso uomo è un fondamentalista dello sport: dalla bici alla corsa, dal surf allo snowboard. E allora che mi tocca fare? Piscina, ovviamente.

La odio profondamente ma ci vado sempre (che volete farci, sono fatta in modo strano). Ci vado a orari molto improbabili : o alle 7 del mattino, o alle 9 di sera, a causa delle giornate piene di impegni. Alle 7 qui, nel Paese dei Maglioni non c'è mai nessuno. Invece quando andavo vicino a casa-Madre, avevo la mia combriccola di vecchiette. C'era Luisa che teneva la cuffia della doccia per non rovinare la messa in piega (fatta chissà a che ora visto che era in piscina alle 7 del mattino), Marta la pettegola del gruppo; Giovanna e Maria che arrivavano sempre insieme sorridendo gentilmente ma senza sbilanciarsi e parlare. Gilda, mentre mi lavavo in doccia, mi chiedeva sempre se l'acqua in vasca era troppo fredda o troppo calda.
Sentirle parlare, in dialetto per giunta, mi faceva sentire di essere tornata indietro con il tempo: si chiedevano come stanvano, commentavano i vestiti delle altre, i mariti delle altre, i viaggi delle altre.
Sapevate vero che sono pettegole come noi giovani, o anche peggio?
Sapevate che vanno a ballare e tornano alle 3 di notte?
"E' anche presto." mi ha detto un giorno una di loro.

Pizza Maggiore anni '60
Se penso al loro chiacchericcio che riempiva lo spogliatoio, mentre ora sono qui da sola, mi vengono in mente le foto di Giuseppe Savini. Le foto di questo non-fotografo (infatti non lo è di professione) sono foto che mescolano presente e passato della sua Bologna: cercando nei mercatini le foto vecchie, le ricolloca poi fotograndole nello stesso posto al giorno d'oggi.
Per capire le differenze, per vederle, ma soprattutto sentirle. Come sento io ora la mancanza di una vecchie e allegra compagnia mattutina nella spogliatoio della piscina.

Giardini Margherita-anni '30

via Rizzoli-anni'40

lunedì 28 novembre 2011

Io&LaGatta


Una mattina nebbiosa, mi arriva una chiamata da Madre.
Rispondo con la voce ancora assonnata e sento che Madre è strana, la sua voce di solito acuta, si è fatta dolce.
"La gatta è morta" sentenzia. Che mi venga un colpo. La mia gatta?
Morta?

La mia gattona nera ha passato con me più della metà della mia vita. Tranquilla, schiva ma allo stesso tempo affettuosa: la sua coda passava sempre davanti al video quando ero su skype con i genitori.
Indimenticabile quando tornati a casa, salutava silenziosamente tutti. Invecchiata era invecchiata, ed era molto tempo che stava male. E poi era un gatto, un'animale.
E allora come mai la mia telefonata con Madre si è trasformata in un fiume di lacrime?
Lei piangeva, io piangevo. Ad aumentare la mia lacrima facile, c'era il libro che stavo leggendo: Io & Marley, che parlano del rapporto di una famiglia con il proprio cane, da quando nasce fino a quando muore lasciando un vuoto immenso.
Provate solo ad immaginare in che stato ero.

Due-tre giorni dopo, arriva un pacco. La mia mamma supertecnologica mi ha mandato un regalino: una bella ciotola, gialla. Grazie mamma, anche se hai confermato che non sai quale sia il mio colore preferito.
Che carina però, Madre!






La chiamo e la ringrazio. "Hai capito perchè te l'ho regalata?"
Francamente, Madre, brancolo nel buoi più totale: una ciotola. Gialla. Perchè?
"Riempila di latte" mi dice. Io ci metto il latte, la guardo e mi metto a piangere disperata.
All'interno infatti, la ciotola è stata smussata per creare la forma di un gatto. Del MIO gatto. E me l'ha regalata la MIA mamma.
Capite quando dico che ho la lacrime facile?










www.bernardaud.fr

venerdì 25 novembre 2011

Eco-tradizioni.

Il progresso è una gran cosa. Ci svegliamo grazie a un orologio preimpostato sul cellulare. Leggiamo le notizie del mattino sul pc, tramite internet. Ascoltiamo la musica tramite un marchingegno che possiamo nascondere nelle tasche. Leggiamo perfino i libri, su un sottile foglio di metallo, dove toccando lo schermo, puoi cambiare pagina.
Eh no, scusate ma questo proprio NO.
Non mi importa quanti chili mi devo portare in giro, ma sfogliare le pagine e toccarle, è così bello. Nel mondo dell'ipertecnologia, dovremmo tornare un po' indietro.

Non più ricerche su internet, ma tramite riviste specializzate. Non più acquisti online, ma solo in botteghe minuscole ma piene zeppe di cose. Acquistare online toglie la magia della ricerca e della scoperta.
Siamo onesti, ci impigrisce del tutto.
E basta, basta scrivere al computer. Io personalmente, lo odio. E' vero, comunico con voi, tramite questo aggeggio. Ma per quanto sia fondamentale, non è indispensabile per me, creare al pc. Molto spesso scrivo nei momenti più improbabili.
Una domenica mattina alle 8, ancora con il post sbronza, ho iniziato a scrivere freneticamente per dieci minuti buoni. Il valoroso uomo in coma, non capiva.
"Cosa stai facendo?Perchè ti muovi?" domanda tutto assonnato.
"Ho scritto un'articolo, lo leggi?"
E lui, senza nemmeno stupirsi e dire : "Ora davvero?Alle 8 della domenica mattina dopo che siamo andati a dormire tre ore fa?" ha preso e  si è messo a leggere.
Non so come in realtà. Infatti ha preso il foglio con gli occhi chiusi e a tentoni se l'è messo sul viso.
"Bello" dice dopo un po', e si rimette a ronfare.

Ecco perchè sei valoroso, uomo mio.
Capite ora qual'è per me, il valore dello scrivere?
Non è solo pubblicare l'articolo online, avere un blog o qualcuno che lo legga. E' scrivere che ti rende chiare le cose. Si prende il quaderno, il mio rigorosamente di Muji, si posa la punta della penna sopra la carta e si inizia a muovere il polso e le dita con dolce ritmo.
E dopo un po', ecco che il foglio è pieno.
Come è pieno il mio quaderno. Finito tutto, dalla prima all'ultima pagina.

Sono quindi alla ricerca di un nuovo quaderno. Che sia sottile, non troppo grande ma nemmeno troppo piccolo. Che non abbia fogli con cui tagliarsi (quante volte..) e che non inquini (insomma siamo o non siamo ecofriendly?).
La soluzione sono questi quaderni: fatti si di carta, ma carta derivata dalla pietra. Salva gli alberi e inoltre non taglia. E finalmente potrò avere mani degne di essere guardate, senza più odiosi taglietti sottocutanei.


www.repap.it

martedì 22 novembre 2011

Una crisi di nervi da manuale.

Bibliotecari sull'orlo di una crisi di nervi?
Se vi state chiedendo se avete letto giusto, vi assicuro di si.
Leggere in una biblioteca del centro città, alle 5 del pomeriggio, è diventata una cosa impossibile.
Uno ci prova a studiare, uno ci prova a leggere. Ma una volta tanto, succedono cose magiche. Ma d'altronde quando mai in biblioteca non succedono cose magiche?

Purtroppo non rendono i bambini esuberanti q.b.
Bambini che urlano, strattonano mamme e libri, parlano lingue tutte loro. E poi ti fissano. Stai mangiando un bel muffin cioccolatoso e loro ti fissano con uno sguardo indagatore manco fossero il valoroso uomo:
"Ma che stai mangiando?" sembra dire il loro sguardo, "La mia mamma non me lo farebbe mai mangiare. Non è sano. Perchè tu lo mangi?"
Perchè piccola vipera gelosa, la mia mamma è più buona della TUA.

Purtroppo, se loro sono bambini, io con loro lo ridivento (Leggasi: il trauma infantile della bambina cicciotella presa in giro da tutti, riaffiora). E con loro scateno l'inferno: libri ovunque, fogli sparsi, giocattoli. Adoro la zona per bambini, dove la biblioteca suo malgrado, diventa un asilo. Un'asilo piena di gioia e di pianti disperati. E' anche un bel museo di esposiszioni mammifere, nel senso di madri.
C'è la madre "leggo-e-mostro-a-tutti-come-sono-brava-a-imitare-il-coniglio", la madre "mollo-il-figlio-per-terra-e-mi-attacco-al-cellulare", la madre-tata che li fa giocare e la mia preferita la madre "io-so-che-questa-biblioteca-non-è-un-asilo-e-lo-sbandiero-a-tutti-io-che-sono-così-brava". Così brava che lo sanno ormai tutti in biblioteca visto che non lo sussurra.
I bambini variano: da pochi mesi agli 8 anni, e ci sono picchi ogni tanto di 50 bambini. Come si può fare per contenere loro, le loro mamme, le nonne, le tate e le zie? Soprattutto come risolvere il problema parcheggino che si espande a macchia d'olio occupando tutti il territorio bibliotecario quasi stessimo giocando a una sorta di risiko-passeggino con tutte le mamme alla carica?(Leggasi: dichiaro guerra alla zona dei libri avventura con due passeggini dalla zona libri della natura. E chi vincerà?)

Marta Tonin
Per fortuna ci sono alcuni, bravi pazienti personaggi che vivono nel mondo delle favole e che riescono a catturare i bambini come nessuno mai, con filastrocche, lavoretti e disegni delle illustratrici dei loro libri. I libri del Passero Bianco sono libri in rima, realizzati da un omone che incanta i bambini e dalla sua signora che lo corregge amorevolmente, entrando in prima persona nel progetto e facendole da spalla ad ogni appuntamento. Con loro ci sono le illustratrici che per i bambini sono come delle fate, possibile che siano loro le autrici dei disegni?Possibile che riescano a fare lavoretti con carta, cotone e colla senza incollarsi il tutto addosso?

E tutti loro, incantano madri, nonne, zie e tate. Almeno per un'oretta la calma è assicurata in biblioteca. Per il resto, non possiamo che sperare che le madri vestano i loro bambini con queste maglie.
"Non preoccuparti e sii felice"
Nella speranza che faccia effetto su tutti noi.


www.passerobianco.it

www.bonton.fr

sabato 19 novembre 2011

C'era una volta..


Immaginate delle amiche giramondo. Non sono mai state vicine di casa, ma si incrociano come i treni nelle stazioni. Una abita a Nord, una a Sud, una a Ovest e una a Est. La bussola dell'amicizia.
Mettete una città e un social network. E' proprio per queste occasioni che li hanno inventati.
"Sto andando a Venezia, ti penso" ecco Nord che scrive a Sud. Le risponde Ovest: "Ci sono anche io! Ma dai potevi anche dirmelo!" mentre Est chiama Sud e lei chiama Nord.
Chiaramente tutte e quattro si muovono verso Venezia quel weekend, ognuno che parte dal suo gomitolo e segue il filo della sua vita che si incrocia con quello delle altre quattro.

Detto, fatto. Le quattro si trovano a Venezia. In una Venezia magica come quella di questo libro  fatta di segnali stradali, cavalli con cappellino che si aggirano per il Lido e turisti con i piccioni. Una Venezia fatta di riflessi d'acqua, di vie silenziose senza macchine. le quattro amiche mangiano sul lungomare, visitano i Giardini, osservano da una gondola Venezia di sera e passeggiano nelle calli con i panni stesi.
A me piace ricordarla così, come fece lui nel 1961, in questo libro di Miroslav Sasek, il grande illustratore cecoslovacco, rieditato negli ultimi anni.
Fa parte della collana realizzata dall'illustratore "This is" dove Sasek realizza queste guide illustrate di città di tutto il mondo: da Roma a New York, da Hong Kong a Londra. Stampati negli anni '60, nell'ultimo decennio è iniziata la corsa per le riedizioni e collezioni della collana.
This is Venice è libro indirizzato ai più piccoli, ma che fa sognare anche i più grandi.
Ecco perchè quelle quattro amiche sono in una storia che inizia (più o meno) con un C'era una volta.  Così ora posso smetter di sognare, chiudere il libro e sperare che l'incontro si avveri realmente.



 www.miroslavsasek.com

mercoledì 16 novembre 2011

The Devilist

Sguardo cittadino, dalla metropolitana alle vie cittadine. Mi sento un po' come The Sartorialist, uno dei blog di moda più influenti del periodo. Posta molitssime foto di persone comuni trovate per strada e fotografate per il loro stile personale.
Ecco, ovviamnete io più che Sartorialist potrei definirmi The Devillist. Ogni tanto amo uscire e sparare a zero sulla gente. Mia madre quando è triste cucina dolci. Io quando mi sento uno straccio mi faccio un giro. Ma non sono così malefica, mi capita solo ogni tanto. Il resto del tempo tengo gli occhi aperti sul mondo. Bisogna sempre ricordare di farlo.
Innanzitutto per evitare di sbattere addosso alle porte, e poi per non prendere la metro o il treno in direzione sbagliata. Ecco il perchè dei miei doppi occhi: spessi, grossi e multicolor (così anni '90).

Adoro le mattine in cui corro trafelata in giro per la città raggiungendo svariati luoghi sempre molto distanti tra loro. Nell'ultimo periodo purtroppo le mie necessità mi impediscono di farlo. E che gran nostalgia.
L'uscita da casa si svolge sempre in un po' di tempo: sembro pronta ed esco, mi fermo sulla porta e rientro a prendere il cellulare, esco e rientro a prendere le chiavi mentre il caffè bollente nel bricco oscilla in maniera allarmante. Esco, chiudo la porta e scendo le scale di corsa con la borsa di tela piena di libri in una spalla, nell'altra la borsa con l'occorente per accudire un neonato: creme, acqua, fazzoletti, cibo, walkman, cellulare, ombrello, occhiali, penne e agenda.

Colgo al volo il bus dopo una corsa e mi siedo sbuffando e ansimando, in modo da farmi notare, e sistemandomi il cappello, stanco pure lui già di prima mattina, la sciarpa e gli occhiali arrivati in fondo alla punta del mio naso. Questo succede più o meno tutte le mattine, ma oggi vi racconto di una mattinata in particolare.
Sistemato cappello e borse varie, in pochi minuti riesco a guardarmi attorno: donne d'affari che straparlano al telefono, mamma con carrozzina e borsa uguale alla mia(!) e adolescenti belle e spensierate. Una di loro mi attira però, per i suoi capelli. Neri e lucenti, sono lunghi e raccolti in una treccia morbida che scende a lato sulla spalla. Immediatamente, voglio farmi anche io la trecciona. Si, con quali capelli non lo so, visto che il mio taglio è quello di Mia Farrow.
Fantastico e fantastico. Io ci provo ogni volta a farli crescere, ma poi mi arrendo. Una volta avevo anche io i capelli lunghi, ma il primo taglio corto non si scorda mai.

                                                 
Appena sveglia
Ok, come posso fare?
I miei capelli ora hanno già raggiunto una lunghezza limite e fra poco andrò a tagliarli. Ma come faccio con la mia voglia impazzita di avere una treccia?
Beh semplicemente guardo queste sculture di Antonino Sciortino e penso: Se loro posso farsi la treccia io di sicuro non ho problemi con arricciamenti e nodi vari nei capelli.

Avventata


Le sue teste, con capelli scombinati che sembrano opera del vento o della notte passata a rigirarsi nel letto, proprio non le auguro a nessuno. Nemmeno quando sono in modalità Devillist.





www.antoninosciortino.com

domenica 13 novembre 2011

Da Rittersport a Lindt

E' ufficiale! Cambiamo casa! E dalla casa Rittersport passiamo alla casa Lindt. Bella conquista, direte voi!
Embè, direi proprio di si. Dopo mesi e mesi di problemi insolvibili io ho risolto l'inghippo.
E che ho fatto?
Semplicemente ho pulito casa. Una bella mattina alla porta, si presenta una bella biondona. Alta, magra, bionda. "Eccoci qui insomma, è arrivata la mia sostituta." ho pensato osservando la bionda da urlo.
Dovete sapere che il valoroso uomo ha un debole per le bionde. Un debole che mi ha portato a trasformare la mia bella chioma colore cioccolato fondente (come mai faccio paragoni solo sul cioccolato?) in un biondo che doveva essere di platino ma è diventato giallo pannocchia. Il valoroso uomo si è subito innamorato: da Oh la mia bella, ero passata a Blondie.
Immaginatevi quanto gli ci è voluto per riprendersi dallo shock quando sono tornata mora (mentre il resto del mondo esultava). Ora capite perchè quando ho visto la Bionda mi sono fatta un esame di coscienza?
Che avevo fatto? Russavo? Cucinavo male? Parlavo troppo?

Fatto sta che Bionda si presenta come l'agente immobiliare. E' qui per mostrare la casa, mi dice. La casa, ovviamente un disastro. Le chiedo di passare nel pomeriggio. E mi metto subito a riconquistare il cuore del valoroso uomo. sarà pure un'agente immobiliare, ma bionda lo è lo stesso.
E fu così, che dopo due ore, la casa venne affittata a una nuova inquilina il cui cognome assomiglia alla parola tedesca che indica gli escrementi. Andiamo bene, povera casa Rittersport. Ma noi invece dove andremo?
Io e il valoroso uomo, prenderemo le scatole, i vestiti, gli skate e con Churchill al seguito saluteremo la casetta, usciremo dalla porta, attraverseremo il pianerottolo e ci insedieremo nel bilocale di fronte alias Casa Lindt. Ecco fatto! Siamo proprio schifosi, pure il trasloco ci facciamo in comodità.

La casa però, è vuota. E diciamo che per me è come se la tavoletta Lindt fosse già scartata pronta per essere mangiata. E che volete che io faccia? Ovviamente la divoro in un sol boccone!
E mentre la divoro, provo e riprovo migliaia di combinazioni di mobili per le nostre due stanzette, grazie soprattutto a Olioboards. Sito dove si possono creare stanze arredate a proprio piacimento per vedere l'effetto reale. Si può giocare, ma anche fare l'arredatore. Molti anzi espongono le loro soluzioni nel sito, nel quale hai un profilo tutto tuo, dove crei la tua "board" e puoi osservare quelle degli altri. Ci sto perdendo letteralmente intere serate a realizzare collage e progetti semiseri. Per buona pace del valoroso uomo e dei suoi amici con cui gioca al pc.

Che ne dite allora?


http://olioboard.com/

venerdì 11 novembre 2011

Ingorghi pedonali.


Oggi mi piacerebbe raccontarvi del perchè l'uomo valoroso sia valoroso. Lui lava, stira, pulisce i pavimenti, cucina, si ingegna per bellissime sorprese e mi fa ridere tantissimo. Quando è in vena. Quando non lo è, la sua simpatia aumenta per compensare il fatto che lavare, stirare, pulire e cucinare li farà in un tempo imprecisato definito “Più tardi” o ancora meglio “Ma dai, ci vogliono cinque minuti, lo faccio più tardi.”
Certe volte quindi questo tempo imprecisato si protrae per ore e giorni. La piccola casa rittersport diventa quindi una bomba implosa con mucchi di vestiti da lavare, ammassi di libri sulle sedie e piatti nell'acquaio. Per non parlare di quando si stende (leggasi: o noi, o lo stendino).

Non fraintendemi, anche io mi batto bene. Io voglio sempre sistemare..ma poi non muovo un dito. E cosa si può fare per non trasformare il weekend sacrosanto in una due giorni di pulizia totale con offerta last minute?
Ebbene noi usciamo: andiamo a fare la spesa, al parco, portiamo fuori gli skate e vaghiamo per la città. E vagando per la città io ogni tanto mi blocco davanti a una vetrina. Di solito mi fermo e non provoco danni a nessuno.
Ieri però ho creato un ingorgo pedonale. Mi sono fermata su un marciapiede dove oltre a me e al valoroso uomo, stava passando mamma con carrozzine, vecchietta impettita e una famiglia di energumeni nordici.
Chiaramente l'ingorgo è durato un po' prima che me ne accorgessi mentre il valoroso uomo dirigeva il traffico. E che cosa guardavo? Semplicemente guardavo lui. 


Maurice Douard, pittore francese che dipingeva (a detta del suo sito) e vendeva già opere alla tenera età di 14 anni realizza quadri che catturano l'attenzione e si fa fatica a staccarsi. Il fondo mondriano, con colori densi fanno emergere i soggetti futuristi. Futuristi, Mondrian? Cose già viste direte voi.
Ma a vederli in sequenza, lo sfondo lineare con le figure che si muovono sembra di assistere a una danza che fuori esce dai quadri stessi. Un po' come nel cartone di Anastasia quando dai quadri escono le coppie che ballano. Ecco, il perchè dell'ingorgo pedonale. Dite che ne è valsa la pena?

mercoledì 9 novembre 2011

Allargando la famiglia-A bigger family



E' tempo di mettere su famiglia!” le parole mi escono dalla bocca, prima che siano approvate dal cervello e le nostre amiche a cena impallidiscono. E con loro il valoroso uomo. “Ma non vi preoccupate, voglio solo prendere un pesce!” . E le facce dei commensali ripresero colorito. Il valoroso uomo stentava a crederci. “No davvero un pesce? Uh che bello!” ed eccolo che torna bambino (bello lui!).

È fu così che arrivò Curchill. Bello contento Churchill non sa che è già uno scarto ittico: il povero pesce è stato scelto dalla commessa, dopo che mi aveva detto che il pesce che volevo io era malato. Il Churchill sostituto ha poi dovuto soffrire la fame visto che io, da brava padrona, mi sono dimenticata di comprargli il cibo. Ma la scelta dell'acquario è stata la peggiore. Dopo ore e ore di indecisione davanti a bocce quadrate, sferiche i e di forme strane ho scelto una che ricorda il secchiello per lo champagne dove capeggia la scritta: Establishment 1917. “Che male c'è?” ho pensato “Magari Churchill impara a leggere”.

Dopo tutto questo sono tornata a casa e navigando su internet ho scoperto alcune cose fondamentali:
  1. i pesci non amano gli spazi piccoli preferiscono e lunghi acquari;
  2. tutti boicottano la boccia perchè non fa bene ai poveri pesci rossi;
  3. l'acquario deve essere areato e con depuratore;
  4. il pesce va messo in acqua ferma e non appena messa.

Secondo voi quante ne ho azzecate? Non ve lo dico e aspetto le vostre risposte.
Nel frattempo speriamo che Churchill resista, in modo da comprovare che i pesci possono vivere in boccia. Nella speranza che non diventi come quest'opera di Jan Sae Wook.












mercoledì 2 novembre 2011

Organizzazione Efficente-Efficient Organisation

E' tempo di organizzare natale!Capita anche nella vostra famiglia questa fase agitata dove si parte in quinta per capire dove mettere l'albero, a casa di chi mangiare e che regali fare, vero?
All'alba di ieri mattina, ci giunge la chiamata di Madre entrata già in fase organizzativa.
“Quando tornate giù per Natale?Avete già deciso dove mangerete?”
Considerando che le mie capacità organizzative e quelle del valoroso uomo non ci permettono di decidere in tempo reale cosa fare (leggasi: pasta o pizza?), figuratevi se sapevamo che avremmo fatto a Natale.

Madre ha poi rimarcato le sue capacità organizzative in una cena con parenti. “Dobbiamo scegliere il menù di Natale” dice tutta contenta. La folla di parenti (8 persone) la guarda attonita.
“Ma scusa non facciamo sempre il solito menù?” brontolo io, mentre il valoroso uomo cerca di proporre qualcosa di nuovo stroncato da Madre.
“In ogni caso io non ci sono quest'anno”

Tutti ci blocchiamo e cerchiamo chi sia il responsabile di questa eresia. Eccolo lì, lo zio con un sorriso beato che ci fissa. La novità sconvolge la tavolata. Io lo incenerisco con lo sguardo, mamma lo fissa con aria interrogativa, la nonna sviene e il valoroso uomo decide di srbonzarsi con uno sguardo che dice tutto: “Perchè lui si e io no?”
“e dove vai scusa?” chiede la folla concitata. “A New York”
La nonna appena rinvenuta urla “A Neu Yourk (testuali parole) a fare cosa?”
Eh non so nonna, forse a visitare la città,che dici?
Ecco il risultato dell'oganizzazione natalizia: una famiglia sconvolta.

La soluzione per la nonna apprensiva ce l'ho io. Conoscendola vorrà sapere dove, cosa e in quale minuto e ora il suo bambino sarà. Che facciamo nonna? Purtroppo non siamo degli 007 né possediamo capacità teletrasportative, per la gioia di mio zio.
Possiamo però guardare i disegni di James Gulliver Hancock che riguardano tutti gli edifici di New York. Spiritosi, un po' infantili, trasmettono serenità e sicuramente faranno sentire vicina la nonna al suo “bambino-che-a-Natale-se-ne-va-a-New-York”

Con l'aiuto della tabella di marcia giornaliera dello zio, la nonna lo seguirà in presa diretta.

A meno che la tabella non sia una pure invenzione dello zio che finalmente se la può spassare senza il Grande Fratello nonna.








http://allthebuildingsinnewyork.blogspot.com/







It's time for Christmas organisation! Is this excitement time also in your family when Christmas is at the door?Everyone trying to figure out the where the christmas tree should be placed, where to go have the Christmas dinner and which gift to buy for whom.
Yesterday, very early in the morning, we heard Mother calling us: she is officially in organizational mode.
“When will you return for christmas? Have you decide where YOU will go for christmas dinner?
Well, considering the way me and my Valourus man organize we can't even imagine what we will be doing during Christmas time.




At a relatives dinner, Mother is determined to fix a schedule for Christmas.
“So we need to decided the christmas menu”
the crowd composed of relatives (8 people) looked at Mother with upset faces.
“Mom, we do the same menu every year” I said while valours man proposed something new while my mom kept saying no at every thing.
“In any case, this year I will not be here.”

We all stopped and we looked for this heretical voice who dared to say that he was skipping Christmas dinner with the family. And there he was, my uncle with a big smile on his face.
We are all shocked due to this news. I look at him with a bad stare, my mom looks at him with a questioning look, my grandmom passes out and Valorous man decides to to get drunk and tells me: “Why can he do it and not me?”




“And where will you go?” the fussed up crowd asked
“I'm going to New york.”
My grandmom as soon as she woke up, asked: “At Neu yourk (good pronunciation) to do what?”
I don't now grandma, maybe for visit it??
And this is the end of Christmas organisation.

But I have a solution for my sweet worried grandmom. If i know her well, she will want to know where, what and when my uncle will be in the big city. What can we do granma? We aren't James Bond, and we still haven't figured out how to teleport form one place to another.
But we can look this James Gulliver Hancock's drawing about all the buildings in New York. Funny and childish, they give you a sense of peace and my grandmom can be near her “baby-that-at-christmas-time-goes-to-new-york”
With a little help from my uncle's daily trip schedule, my grandma will be able to follow him in real time.

Unless, my uncle's schedule is a fake to finally have a peaceful vacation without Big Brother grandma.



domenica 30 ottobre 2011

Drammi al latte- Milky dramas

Visita alla mamma. Cosa c'è di più bello del farsi coccolare dalla mamma, passando una serata sul divano con una tazza di cioccolata calda?
Tutta questa serenità è svanita quando alle 7 e un quarto di mattina sono stata svegliata da uno strano rumore. Sembra uno sbattere di porta continuo. Ma la chiara voce di mia mamma mi chiarisce tutto: “Maledetta finestra che non ti chiudi”.

Ottimo, il mistero è stato risolto. Ma io adesso sono più sveglia che mai. Che fare? Mi alzo e vado in bagno a lavarmi e a darmi una svegliata. “Meglio così” mi dico, “Almeno ho tempo per studiare”
Mentre nella mia testa mi parlo con una voce delicata e ovattata, la porta del bagno si apre con gran fragore e Madre irrompe nella stanza con la sua voce soave: “Ma che ci fai già sveglia?!?”
Mi giro verso quell'ombra stagliata sulla porta e le dico: “Sai com'è tra la finestra che non si chiude e la musica alta stile teenager è dura rimanere addormentati.”

E' già così, il mio umore tende a un nervosismo fatto di grugniti e scatti arrabbiati. Ma non è tutto! La colazione sapete, è il mio pasto preferito, per non dire sacro. Io non esco mai senza mangiare, altra gente invece non esce senza una goccia di Chanel n° 5, très chic.

Non c'è bisogno di aggiungere altro.
Fatto sta che mi alzo, preparo il bollitore per il mio caffè americano e cerco in frigo il latte.
“Madre il latte?” chiedo attonita e già con tendenza omicida.
“Come non c'è??La solita che non trova le cose”
Mi scansa e cerca. Chiude il frigo, guarda in dispensa. “Niente, è finito.” 




COSA?!


Dovete sapere che da quando Madre e Padre vivono da soli (il fratello se n'è scappato pure lui) non hanno più le misure per il cibo. Dov'è finita la dispensa sempre piena della mamma?
Nervosissima prova a pensare con ottimismo. Magari la bottiglia del latte l'ha presa per fare una bottiglia come quella di Droog. Si come no.

Navigo un po' e che incontro la doppia bottiglia di latte. Acquistata al volo per un regalo di natale anticipato. Essendo così bella, credo che mia Madre la terrà in frigo sempre piena. Io intanto prenderò questi stickers da attaccare alla tazza e alla bottiglia del latte con una minaccia: NON FINITEMI.













Visiting mommy. What is more beautiful then A hug from mum and a night on the sofa with a mug filled with hot chocolate?

All this pleasure and relaxation was gone the next day when a wierd noise woke me up at 7.15. It seems like a continuos door clapping. But I can hear mummy's clear voice saying: “Damn window, why won't you close!”

Good, enigma is solved, I now know what the noise was. But now I'm more awake then ever and I can't fall to sleep again. what should I do? I get up and go to the bathroom to wash myself.



“It's actually better for me” I try to convince myself.  “At least, I have more time to study.”
While I'm talking in my head with a soft voice, the door opens making a loud noise and Mother breaks into the room with her sweet voice: “What are you doing awake at this time?”
I face Mother's shadow projected on the door and I say: “Mum, with the window that's won't close and the loud teenage music you are listening to it's really hard being to sleep".



So obviously, my humor is currently prone to reacting immediately in a mad way. But that's not all!
You know, that breakfast is my favorite meal, if not a sacred moment. I don't go out without breakfast like some other people don't do out without a drop of Chanel n. 5(très chic).
There's nothing more to add, you get the point.
So the fact is that I go to the kitchen and I prepare my coffee. I search for the milk in the fridge but I cannot find it.
“Mom, where is the milk?” I ask her with Homicidal instinct.
“Where is the milk? It's in the fridge! You never find anything!”
She's pushes me aside and searches the milk in the fridge and in the pantry. She closes the pantry and says: “Ok, we are out of the milk.”

WHAT

You need to know that mother and father are not more used to having me or my brother at home and they are not used to buying the right amount of food anymore. So, where is my mum's always filled food pantry??

I felt really nervous but I tried to have positive thoughts. Maybe Mother needed the milk bottle to make a lamp like this Droog's design.
Yeah, right...

I was surfing the web for a bit and I found this little double milk bottle. I immediately buy it for an anticipated christmas present. It is so cute, maybe Mother will put it in the fridge always full of Milk.
For myself, I bought these cute little stickers to put on the mug and the milk bottle with a warning: DON'T FINISH ME.





giovedì 27 ottobre 2011

Mi domando perchè-I wonder why


"Oh finalmente l'autunno è arrivato!" "Amo i colori dell'autunno"
Sento ogni tanto queste frasi intorno a me. No ma dico, siete sicuri? Vi piace davvero questo colore grigio-solo grigio? 
Perchè questi sono giorni piovosi, e tutto attorno ci sono solo toni grigi.

Perchè svegliarsi la mattina con il buio, la nebbia e l'aria che è così umida che i vestiti asciutti diventano bagnati? Andare in giro con i piedi gelati e il pericolo costante di pioggia, scusate ma non mi fanno apprezzare l'autunno. E di sicuro non lo amano nemmeno i pendolari. Quando vedo le loro facce sembrano già tutti stufi della routine: ombrello, cappotto, spogliarsi in treno, perdere l'ombrello, bagnarsi quando esci. 
Quando entri in metro sei felice. Poi vedi queste facce e ti deprimi. E chi non si deprime si domanda come mai non viva a Bali o alle Hawaii.


Io, ve lo dico, sono stufa di questo malumore. Ho deciso che mi iscrivo al partito dei sorrisi. E se anche io avrò una brutta giornata, posso sempre mettere bene in mostra questi bottoni con le faccine. Come indicatori di umore non sono male. Scommetto che se uno le guarda, di sicuro sorride, e allora si che la giornata è migliorata almeno un po'. 
Magari ne esistesse una per quando sono arrabbiata con il valoroso uomo ed entro in modalità sciopero del silenzio (smetto semplicemente di parlare..bel problema visto che sono logorroica).


Ma so già che nel giro di pochi secondi la faccina arrabbiata e triste diventerebbe felice.







"Oh, finally autumn has arrived" "I love colors in autumn" 
Sometimes I hear these phrases and i think: Really you like this grey-only grey color?? Are you sure of what are you saying?
Because these are rainy days. And all around all I see is grey tones.

Why wake up in the morning with dark, fog and the air so moist that clothes become wet? I'm sorry but I' don't really like the autumn when you go around with cold feet and costant rain. And also commuters don't like this wet air either. When I look at their faces they seems already fed up of this routine: umbrella-coat-undress-lost umbrella-rain gets you wet.
when you go in underground you enter happy. Then you see people's faces and you get out depressed. And who is not depressed (yet) wonders why he don't live in Bali or Hawaii.

Me, I'm telling you, I'm fet up of this bad humour. I decide to subscribe the smile political party. And even if I'll have a bad day, I can aways show the buttons on my coat that resemble smily faces. I bet, if anyone sees one of the buttons, they will certanly smile. And the bad day won't be such a bad day after all, just for a little bit of course. 
It would be nice if it existed  for my discussions with the valourus man when I go on a  silent strike (I just stop speaking).
But I know, that in a few minutes my sad and angry face will transform into a smiling face.

lunedì 24 ottobre 2011

I misteri della manualità- Craftmanship Mysteries

La sentite anche voi l'aria frizzante? Ebbene si, finalmente l'autunno è arrivato. Le giornate più corte, la pioggia (benvenuti stivali di gomma!), il sole che fatica a scaldare(benvenuto maglioncione di lana, bentornato cappotto!) e in men che non si dica siamo già ad halloween.

Can you feel the just arrived breeze in the air? Yep, autumn has finally arrived. Shorter days, the rain (welcome home rain boot!), the sun is not so hot anymore (bienvenue wool sweater, welcome coat!) and also, Halloween is almost here!


Con la Madre abbiamo sempre avuto un'insana passione per gli addobbi per qualsiasi festa: fortunatamente prima di arrivare al kitsch siamo riuscite a far confluire la nostra passione-ossessione sui poveri alunni di Madre: dagli alberi di natale di carta agli striscioni di fiori i poveretti sono disperati.


Me and Mother have always had an unhealthy passion for decorating parties: fortunately before turning our passion into something kitsch we concentrated and passed our passion/obsession on Mother's poor students (she's a teacher in elementary school); from paper christmas trees decorations to flower banners, and the students are already going crazy!


Ma fortunatamente per loro quest'anno abbiamo trovato altre vittime sacrificali. Lavorando in biblioteca mi è stato affidato per puro caso, la decorazione di un angolo dedicato ai libri su streghe e halloween. Con Madre allora ci siamo preparate per bene: ore e ore di consulti e navigazioni su internet. Tra le molte cose ho notato le zucchette di carta fatto più o meno come queste.
Per farle basta tagliare 8 striscioline larghe circa 2 cm, attaccarne 4 a croce ai loro estremi per creare una sfera aggiungendo le altre striscioline attorno. Se non avete capito come prevedo(sapete che sono incapace di spiegare) cliccate qui e troverete il tutorial sul blog.




Luckily(for them) we found new victims on which to experiment on this year. I'm currently working in a library and i have been chosen to prepare the Halloween books corner, filled with books on witches and Halloween in general. I had prepared before hand with Mother: google came to the rescue! Among many things i found those tiny paper pumpkins. To make them, you need to cut 8 strings of paper 2 cm thick, glue 4 in a cross-like way at the edges in order to create a sphere, then you add other stripes on the sides. If you didn't understand (you all know I suck at explaining things!) this blog will show you how!

Fatto sta che mi dico: semplici mo le faccio.
Dopo 3 ore, ne ho sfornate 5, tutte sbilenche. Più che zucche mi sembrano le sfere con cui lavi i reggiseni da mettere in lavatrice. Infatti sapete che il mio pollice del fai da te non è proprio il massimo. Attacco 4 strisce ma una mi sfugge, la recupero, le pinzo tutte assieme e ecco che escono tutte sbilenche. 

Qualsiasi entusiasmo è smorzato, perfino il valoroso uomo quando passa a trovarmi e mi dice: "Ma che carine ste zucchette!" viene silurato. Povero valoroso uomo.
Ma soprattutto poveri artigiani che hanno dovuto realizzare il pouf Kiko. Non notate una certa somiglianza? ebbene, ma se io ho dato di matto con una striscia di carta loro come diamine hanno fatto con il legno?

So, i saw those pumpkins and i thought: this is really easy! I can make them now!
3 hours later, i made five. But they weren't like the picture. They were like the spheres used for washing bras in washing machine. And you know, I'm not really good with bricolage!  But I always try my best! So there I am... I cut 4 strings, paste them, but one doesn't seem to want to stick. So I past them together again, on after the other and then what happens? It all turns out wrong!

Every positive intention I had disappears. Even the valorous man when he comes visiting says: "these pumpkins are so cute!" And he is immediately silenced. Poor valorous man.
But even poorer are the workers that had to realize Pouf Kiko. Don't you notice a certain resemblance? Well, if I almost went mad with a simple paper string, how the hell did they manage to do this with wood?

giovedì 20 ottobre 2011

Litigando amorevolmente

Periodo di litigi in casa dei Capuccini. Eh si che volete farci, pure a noi capita.
Alcuni amici amano classificare i litigi a seconda del periodo temporale:
"Siete insieme da sei mesi?Beh se litigate è normale, è la crisi del sesto mese."
"Fate un'anno e state litigando? Beh è normale è la crisi dell'anno e mezzo che avanza e giunge in anticipo."

E la mia espressione ogni volta è uguale a quella di un sedano. Bando alla ciance e w i consigli.
Il problema fondamentale degli ultimi litigi è che sono litigi un po' agli antipodi. Ci capitano quando siamo in casa (e voi sapete che la nostra casa è larga quanto un quadrato di cioccolato di Rittersport) o quando uno dei due è via. Bene, direte voi, è normale litigare fuori e dentro casa.

Certo, vi dico io, ma provate a litigare nella casa formato Rittersport. Se il valoroso uomo mi offende (non sto nemmeno a dirvi che è sempre colpa sua) io dove posso andare a fare l'offesa? In bagno. Allora prendo e me ne vado in bagno. Ma purtroppo nel minibagno non si respira, per non parlare che fuori c'è una persona che continua a parlare e a dirmi di uscire. Non posso nemmeno usare la violenza perchè rischio di sporcare e distruggere sul muro qualsiasi  cosa. E di essere distrutta dalla forza del mio valoroso (insomma sarà valoroso per qualcosa no?).
Questi sono i lati negativi. I lati positivi sono che in questo modo, o risolviamo o risolviamo. Sapete no, come si comportano le persone messe alle strette...altrochè esperimenti scientifici! Basterebbe che gli esperti venissero a studiare noi.

Un'altro discorso riguarda le litigate fuori casa. Non parlo di quelle al bar, dove ci guardano tutti con lo sguardo ebete del tipo: Ma che stanno a dì questi?
Parlo di quando uno dei due è lontano e parte il litigio. Impossibile fermarlo. Abbiamo deciso di brevettare questa nostra tecnica perchè davvero ormai è collaudata. Gli ingredienti sono: una chat, skype, la stanchezza della giornata e la lontananza. Aggiungetegli una parola qualsiasi, tipo SMS...e voilà! La litigata è pronta.

Ore e ore su skype, a parlare scrivere e insultarsi senza capire davvero nè il motivo, nè quello che l'altro sta dicendo. Ma forse ho trovato un rimedio.
In biblioteca ho preso in prestito un libro per ragazzi: Diario di una schiappa di Jeff Kinney. Un libro-fumetto esilerante sulle avventure di un bambino che cresce e non vuole essere una schiappa. Povero Greg, non sa che ora va di moda essere schiappa.

Beh comunque torniamo a noi. Nel libro Greg racconta che la mamma stufa delle sue lamentele e di quelle del fratello ha inventato la Tartaruga Chiaccherona. Una tartaruga che stava ad ascoltare tutte le loro lamentele al posto della mamma. Non so perchè questa tartaruga mi è rimasta impressa. Che sia la soluzione ai litigi della casa dei Cappuccini-Rittersport? Fatto sta che la tartaruga non l'ho trovata, ma ho trovato questa lampada, una lampada che sembra avere un collo lunghissimo e una testa: fatta apposta per essere insultata e per sfogarsi. Penso che ne prenderò una per me e una per il valoroso uomo: in questo modo magari, riusciremmo a sfogarci su queste lampade a collo lungo prima di passare le ore litigando.

Inoltre per la consolazione finale comprerò anche questi due: il dinosauro per il valoroso e l'elefantino per me.

 Così dopo la litigata, quando la nostalgia avrà il sopravvento, potremmo abbracciare loro per consolarci.
Sperando sempre che il valoroso uomo non faccia finta che il dinosauro sia io, se no hai voglia come ricomincio volentieri a litigare.









www.emmohome.com

www.furnituremagpies.com

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