martedì 27 dicembre 2011

Mr. B.

Sperimentazioni culinarie in Casa dei Cappuccini, ovvero: ho fatto il budino. E che sarà mai, direte voi.
Avessi talento, vi rispondo io. E' vero, non ci vuole nulla.
Ma la mia capacità nel riuscire a combinare disastri facendo il purè, è entrata negli annali.
Conscia delle mie capacità mi faccio dare un po' di autostima chiamando Madre. Lei si che ce l'ha, il talento da pasticcera. Dopo la botta di autostima, mi dico: ce la posso fare. Apro la scatola, verso il contenuto nel pentolino con il latte e li mescolo.
Mescolo e mescolo, fino a che non bolle. E se 2+2 fa 4, il budino quando bolle inizia ad addensarsi.

Ma questo qui, non si addensa proprio. Bolle e ribolle ma nulla. "Mr B. vogliamo addensarci?"
Sono così disperata da parlare con un (quasi) budino. Mi agito un po', rileggo le istruzioni in una lingua assurda. Lascio Mr B. sul fuoco e traduco: far bollire per 3 minuti e versare. Si addensa da solo.
Questo è davvero il budino per le persone incapaci come me! A quel punto lo verso tutta contenta e lo lascio raffreddare. Ma come ogni cosa, anche Mr B. ha il suo difetto. La sera ero pronta, dopo cena, per gustarlo: lo rompo con il cucchiaino.

Prima bad news: nessuna pelliccina di sopra, ma un'incredibile compatezza e omogeneità.
Seconda bad news: il sapore è uguale ai budini confezionati.
TRAGEDIA!
E' mai possibile che il mio decennale rapporto con Mr B. finisca in un modo così drammatico?
"Ti ricordi che bello, quando dal budino si staccava la pellicina?Io la mangiavo tutta subito, mi illudevo che si ricreasse all'istante."
Ecco il mio illuso valoroso uomo, che cerca di tirarmi su il morale. Che bella sì, la crosticina. E quando mamma lo versava, com'era bello leccare la pentola?

Questi piccoli ricordi mi sono riaffirati leggendo Com'è bello: un compendio di ricordi di infanzia. Nel libro l'autore parla di tutto, dai giorni prima dell'inizio della scuola, al fare i compiti sul tavolo della cucina.
Leggendolo mi sono trovata immersa nella mia infanzia. E al diavolo il nuovo Mr B. Con una delusione del genere, non si può far altro che crogiolarsi con i dolci ricordi degli anni passati.



mercoledì 21 dicembre 2011

Artlight

Deviazione da storici dell'arte: correggere le guide malcapitate. State attenti mie cari, noi storici siamo come vampiri in mezzo a voi. Nessuno di voi ci nota, fino a quando non vi ritrovate nel gruppo al museo con uno di noi. E li si, che ci notate. Non da subito, perchè come i vampiri, non catturiamo l'attenzione.
La faccia assume qui, espressioni contrite che passano dalla perplessità all'incazzatura a seconda di ciò che dice la guida turistica. Il viso sembra dire: Ma come? Ma che diamine sta dicendo?
Ed ecco che a un certo punto parte la correzione.

Ebbene sì, la mal capitata guida , appena compie il passo falso ecco che viene distrutta moralmente. Una voce dal fondo del gruppo:
"Veramente signorina....." e lei, povera guida inizia a tremare di paura.
Come è successo al nostro plurinformato "storico" che ci ha illustrato La Natività e il San Giuseppe falegname di George de La Tour, dipinti che arrivano direttamente dal Louvre, in mostra a Palazzo Marino a Milano.
Il tono saccente, il modo di esporre stucchevole, e il malcapitato non ci ha nemmeno notato da quanto era concentrato.
Noi quatti quatti, ci siamo appostati nel fondo.

Ed ecco che, al confronto con il Caravaggio ci sbaglia la data di morte. Lui prova anche a fare l'umile: "Non ricordo se è morto nel 1608 o 1609."
Non ha nemmeno finito che all'unisono, viene investito dalle nostre voci: "1610, ha presente che l'anno scorso (anno 2010) ne hanno fatto una mostra a Roma mondiale per celebrarne i 400 anni dalla morte?"
Annientato. Ma non capisce da dove arriva il suggerimento. Perchè noi come i vampiri, siamo tornati a mimetizzarci.
Altro che sui vampiri, dovrebbero scrivere una saga su di noi.

George de La Tour, Natività

George de La Tour, San Giuseppe falegname





www.turismo.regione.lombardia.it

lunedì 19 dicembre 2011

Una Tragedia.

Posso farvi una domanda?
Avete un cibo preferito? Dolce o salato. La pizza o i biscotti.
Ognuno di noi ha il proprio cibo preferito. Eccco, se devo dirvi il mio...beh io ne ho troppi. Dal pasticcio della nonna al risotto dell'altra nonna. Dagli spaghetti al pomodoro di papà, al cibo indiano che compra il valoroso uomo (scherzo, anche lui sa cucinare). Per non parlare, dei dolci che fa mia mamma, da impazzire.
Ma se devo dirla tutta..il mio cibo preferito è forse la cioccolata.
Fin da piccola, vivevo di cioccolata.

La leggenda vuole che prima ancora di nascere, nella pancia di Madre, si dà il caso che galleggiassi non nel liquido amniotico, ma nella Nutella. Madre conferma di averne mangiati vasi e vasi. Quante volte, facevo indigestione. Quante volte poi, indovinavo con gli occhi chiusi le marche e tipologie di cioccolato.
Ora, non ne parliamo neppure: la Terra dei Maglioni è anche la patria della cioccolata.  Peccato però, che non sappiano cosa sia la cioccolata Ciobar. Dovete sapere che se ordini la cioccolata calda ti arriva una brodaglia che il Nequisk stesso disgusterebbe. Ah, che nostalgia, la cioccolata, cremosa, densa e fumante.

Ma ecco che arriva la tragedia.
Era da mesi e mesi che avevo un disturbo allo stomaco. Esasperata, sono finalmente andata dal mio dottore di fiducia.
"Signorina, qui bisogna fare una dieta disintossicante. Niente junk food, niente alcolici e niente dolci. Specie la cioccolata."
Sono svenuta. Letteralmente. E questo ha confermato completamente la tesi del mio dottore.
Ma come posso fare? Disperata, me ne torno a casa attraverso la via dei cioccolatai: che condanna, che punizione passare da li.

Il valoroso uomo però, vede sempre il lato positivo delle cose. E per farmi ridere si è presentato con il dvd della Fabbrica di Cioccolato di Tim Burton, il libro di Roald Dahl e questi baffi di cioccolato posti sul viso. Diego Ramos, un designer di Barcelona, ha realizzato in collaborazione con Chocolat Factory, Mr. Chocolate. Questi baffi in sei versioni, sono commestibili ed essendo su bastoncini si possono usare come maschera, per diventare chi si vuole o per ridere.

E mentre io rido, il valoroso uomo, se li mangia tutti in un baffo (tanto per rimanere in tema).



www.diegoramos.es

www.chocolatfactory.com

martedì 13 dicembre 2011

Due punti.

Non vi ho mai parlato di musica.
Non vi voglio raccontare cosa mi piace e cosa no, ma vi voglio raccontare la storia di una canzone.
Nelle serate estive, in spiaggia, in macchina e sotto le stelle ascoltavo la radio e sentivo sempre una canzone. Non dicevano mai nè il titolo, nè l'autore. Troppo curiosa e innamorata di questa canzone, ho chiesto al mio nerd di fiducia: il valoroso uomo (e chi, se no?). Le ha tentate tutte pure lui: dal riascoltarsi i programmi della radio in internet all'usare l'app dell I-phone che collegato alla radio ti dice quale canzone stai ascoltando (titolo, gruppo, data, album,..fra un po' anche la storia).
E' arrivato perfino a scrivere al direttore del programma ma niente da fare.

Passano sei mesi, e noi ci ritroviamo in uno Starbucks nella Terra dei Geloni: che volete farci, siamo abbastanza sadici e ci piace vivere al freddo. Torniamo a Starbucks. Io sto leggendo, il valoroso uomo cerca di connettersi a internet mentre i nostri amici chiaccherano tra loro.
E a un tratto sento la canzone. Mi blocco, tocco il braccio al valoroso uomo: "La senti anche tu?" gli dico. Lui, così immerso nel suo universo nerd, ci mette un po' a capire. Ed esclama:
"La Canzone!!" con la C rigorosamente maiuscola.

Impazziamo e partiamo alla carica tutti concitati. Gli amici ci guardano un po' allibiti. Io prendo e mi faccio la coda chilometrica per chiedere alla commessa la canzone. Lei spaesata (di solito deve sorbirsi ordini complessi), mi rimanda al posto e mi dice "Mi dia cinque minuti."
Io torno a sedermi tutta eccitata: sembro una bambina di fronte a una torta al cioccolato. Gli amici intanto, continuano a guardarci con un punto interrogativo sulla faccia.
E poi la commessa arriva con il titolo e l'autore della Canzone. Ed eccola qui per voi.


La serenità che ci ha dato, non so se la riuscite a capire. Abbiamo concluso mesi e mesi di vane ricerche.
Magari si potesse dire la stessa cosa per le ricerca del wi-fi da Starbucs. Saremo sempre debitori verso la commessa, ma penso che d'ora in poi ci porteremo questa forcola per trovare il wi-fi: geniale no? Si illumina quando e se lo trova.

Magari l'avessero inventato anche per sapere autore e titolo della Canzone.
Almeno ora, non ci saremmo ritrovati nella situazione di dover essere debitori con il posto che fa il peggior cappuccino del mondo.

http://www.miket.co.uk/

giovedì 8 dicembre 2011

Disperazione dicembrina

Dicembre: periodo di vacanze e di festività. C'è il Natale, un bel ponte a inizio mese e i mercatini con il vin brulè. Le città si riempiono di luci, la tv trasmette solo scene felici. Le persone sembrano più buone, sorridono di più e forse, quest'anno arriverà la neve. Come gli altri anni ovviamente. W il Paese dei Maglioni: la neve arriva a novembre e non se ne va fino a marzo. La prima mattina che ti alzi e la trovi fuori dalla finestra, ti sembra di tornare bambino. L'euforia perdura fino a Natale, d'altronde, che Natale sarebbe senza neve?
Ma a Gennaio, si vede la gente per strada, che odia profondamente la neve.
Tornando a momenti e argomenti felici, è Dicembre, il mese più festoso dell'anno.

In mezzo a tutto questo festeggiare e essere felici, ci sono io. Che della spensieratezza prefeste ve lo dico da subito, non sono per nulla contagiata. A dicembre infatti cadono i due appelli universitari che hanno in mano il mio destino di studentessa.
E quindi io, secondo voi, quanto sono contenta che gli altri escano a far festa e io no?
D'altronde, se uno deve studiare, meglio che stia in casa. Il problema si è posto quando pur di non studiare, sono diventata una nerd del pc. Navigo, mi iscrivo a siti, ricerco qualsiasi cosa su internet.

E fu così, che lo studio divenne una cosa a me sconosciuta. Studio? Libri? Cosa vogliono dire queste parole?

Per fortuna si sa, ho al mio fianco il valoroso uomo che è intervenuto con una bella strigliata, seguita da pianti disperati (chiaramente non miei.). Devo dire che ha colto nel segno: spaventandomi un pochino e non facendomi piangere (perchè i pianti disperati lo ripeto, non sono stati i miei), mi sono messa sotto con lo studio dell'arte romana. Sto studiando così intensamente che ormai ho la nausea della ritrattistica romana: il ritratto di augusto? oh no vi prego.
Il ritratto di Pompeo? Ecco..il voltastomaco.
E la testa colosso di Costantino? Brr, nausea allo stato puro.
Dalla rappresentazione classica alla distorsione dei volti anche il mio viso è stato influenzato dalla trasformazione artistica: da volto normale, con espressioni da persona sana di mente, sono passata a espressioni tipo L'Urlo di Munch.

Coco Chanel
Basta, davvero.
Ma sotto l'occhio vigile del valoroso uomo che posso fare se non studiare? Un saltino su internet però l'ho fatto e ho trovato queste Scaricature di Serena Giordano. Le Scaricature come dice lei nel suo sito, sono ritratti ridotti all'essenziale della persona. L'idea alla base è geniale, per non parlare della possibilità di farle realizzare Scaricature di amici e conoscenti: basta inviarle alcuni oggetti e foto del soggetto e in men che non si dica ecco a voi la Scaricatura!





John Lennon
Sinceramente questa scoperta la potrei usare con un duplice scopo: da una parte commissionarne una del valoroso uomo (chissà cosa ne verrebbe fuori!) e dall'altra proporle come confronto al professore di arte romana. Alla fine l'idea base non differisce molto da alcuni periodi formali dell'arte antica. Con buona pace del professore, e anche mia: di sicuro passerò l'esame, ma sulla votazione alta ho forti dubbi. L'ultimo mio confronto assurdo a un'esame è stato tra le scenografie di Metropolis e quelle del paese incantato di Gardaland. E devo dire, che il prof non ha proprio gradito.





www.serenagiordano.com

lunedì 5 dicembre 2011

Corso di taglio e cucito

"Se non avessi da fare i tortei, ti finirei la gonna."
Così esordisce mia nonna. I tortei, in dialetto, sono i tortelli, che lei fa rigorosamente alla zucca.
Invece la gonna da finire, è una semplice commissione per la nipote, alias me.
Quando torno alla casa-Madre, nelle giornate di studio mi rifugio nella sua grande e silenziosa casa, dove lei ha ancora il suo laboratorio.
Io, con la crisi in atto, per vestirmi di nuovi abiti, mi sono ingegnata. Nessun acquisto, ma vado dalla nonna. Lei mi offre stoffa, e carta bianca su ciò che voglio. E in due giorni lei lo realizza. Unico difetto: tende a essere un po' larga di misure. Mai scollature troppo ampie, mai vestiti troppo corti.

"Avrai si un bel corpo (a detta sua), ma di certo non sarò io a fartelo mettere in mostra scoprendoti le gambe o il dècolletè." Ma per mettere in mostra le forme del corpo, ha i suoi bei trucchetti: riprese sotto il seno, spacchi nelle gonne sul retro al centro, pences sui pantaloni in vita. Non ha un marchio, nè applica etichette. Ma questi sono i suoi tratti distintivi. Solo lei li realizza con amore, mentre tutte le altre sarte non li fanno con amore per me.

Pochi giorni fa, un'amica mi ha espresso il suo desiderio di iniziare a imparare questa bellissima arte. Un dono e una voglia che le invidio (sapete già come le mie mani siano disfattiste in ambito taglia e cuci). Imparare a tagliare, cucire, imbastire, fare figurini e scegliere stoffe sono le basi di questo bellissimo e tradizionale mestiere, da cui tutti i grandi stilisti partono. Che sia solo un'hobby, o una vera passione da trasformare in un futuro lavoro, dedico alla mia amica la scoperta di questa lampada-manichino di Jean-Paul Gaultier. Un piccolo elemento essenziale, firmato da una grande stilista.

E le dedico ciò che ha fatto una delle aziende storiche di macchina da cucire che, celebrando il suo anniversario, riedita la vecchia macchina da cucire in edizione limitata. Per vere appassionate, o per chi vuole partire alla grande.


www.singer.com

www.roche-bobois.com

giovedì 1 dicembre 2011

Sport addicted.

Io odio nuotare. Ma odio di più fare ginnastica. Sinceramente, preferisco andare a correre. Ma nel Paese dei Maglioni ce lo si può permettere rare volte. E quindi? Direte voi, basta non fare non sport.
Male, miei cari lettori, bisogna fare sport. Certo per farlo, bisogna avere motivazione. Io ne ho una bellissima: più sport faccio, più mi posso ingozzare di cibo. La mia fame infatti, è rinomata: in un ristorante c'è la mia foto appesa al muro. Sono a detta del proprietario, una cliente anomala: quando vado al ristorante, inizio a mangiare dall'antipasto e non mi fermo fino al dolce.
Nonostante questa mia fame insaziabile, sono donna anche io, e ci tengo alla mia forma fisica.

E come dissero due amiche, che hanno la mia stessa fame, noi abbiamo uno stile di vita Ciccione. E non perchè lo siamo, ma perchè amiamo il cibo. Infatti, non ci tiriamo mai indietro quando ci viene offerta qualche buona pietanza, con enorme stupore degli altri commensali. Ma noi, amiamo essere Ciccione.
Fatto sta che nel mio stile di vita Cicciona, il senso di colpa non deve esserci. Ecco perchè mi dedico allo sport.
Si può aggiungere che il valoroso uomo è un fondamentalista dello sport: dalla bici alla corsa, dal surf allo snowboard. E allora che mi tocca fare? Piscina, ovviamente.

La odio profondamente ma ci vado sempre (che volete farci, sono fatta in modo strano). Ci vado a orari molto improbabili : o alle 7 del mattino, o alle 9 di sera, a causa delle giornate piene di impegni. Alle 7 qui, nel Paese dei Maglioni non c'è mai nessuno. Invece quando andavo vicino a casa-Madre, avevo la mia combriccola di vecchiette. C'era Luisa che teneva la cuffia della doccia per non rovinare la messa in piega (fatta chissà a che ora visto che era in piscina alle 7 del mattino), Marta la pettegola del gruppo; Giovanna e Maria che arrivavano sempre insieme sorridendo gentilmente ma senza sbilanciarsi e parlare. Gilda, mentre mi lavavo in doccia, mi chiedeva sempre se l'acqua in vasca era troppo fredda o troppo calda.
Sentirle parlare, in dialetto per giunta, mi faceva sentire di essere tornata indietro con il tempo: si chiedevano come stanvano, commentavano i vestiti delle altre, i mariti delle altre, i viaggi delle altre.
Sapevate vero che sono pettegole come noi giovani, o anche peggio?
Sapevate che vanno a ballare e tornano alle 3 di notte?
"E' anche presto." mi ha detto un giorno una di loro.

Pizza Maggiore anni '60
Se penso al loro chiacchericcio che riempiva lo spogliatoio, mentre ora sono qui da sola, mi vengono in mente le foto di Giuseppe Savini. Le foto di questo non-fotografo (infatti non lo è di professione) sono foto che mescolano presente e passato della sua Bologna: cercando nei mercatini le foto vecchie, le ricolloca poi fotograndole nello stesso posto al giorno d'oggi.
Per capire le differenze, per vederle, ma soprattutto sentirle. Come sento io ora la mancanza di una vecchie e allegra compagnia mattutina nella spogliatoio della piscina.

Giardini Margherita-anni '30

via Rizzoli-anni'40

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