venerdì 28 settembre 2012

Ci eravamo tanto amati: chapeau


Tanto di cappello, con colori caldi e gigante.
Come lo propone Luois Vuitton.
E la lampada Faces.


Faces lamp

mercoledì 26 settembre 2012

Dislessia digitale portami all'altare

Non so se ve lo ricordate ma quando ho fatto valigie e valigiette per trasferirmi definitivamente in questo buco di spazio e tempo assai ridicolo, mi sono trascinata in una valigia un prezioso regalo.
Ovvero il regalo ha trascinato dietro me, visto e considerato che pesa 8 kg.

La mia fantastica Olivetti, non poteva essere abbandonata a casa di Madre. Regalo della Pulc (un personaggio che forse non ho ancora introdotto bene, ma lei lo so che non si arrabbia) e della Mavi (che pure lei non ha problemi a riguardo).
L'avevo trascinata in giro per Milano per tutto il Salone, ma qui invece la situazione e' un po' piu' statica.
Dopo che Padre me l'ha sistemata ci ho scritto un po': mi sentivo felice come non mai. Mi sono sentita nei miei panni ma 30 anni fa, anzi 40. No dai 40 sono troppi.
Mi sono sentita come mia madre alla mia presunta eta' che svolgeva questa evoluzione tecnologica lentamente. Dalla scrittura a mano alla macchina da scrivere.

Mentre sua figlia sta facendo l'involuzione inversa: dall'ipad alla tastiera del pc, dalla tastiera del pc alla scrittura a mano.
Quando avevo tempo da perdere a dismisura, scrivevo questi articoli a mano. Ma dopo averne persi una ventina su fogliettini svolazzanti ho smesso.
Solo che non amo la scrittura tecnologica. Non mi fido: una parola digitata troppo velocemente ed ecco l'errore. Teribbile tra l'altro visto e considerato che quei pochi che mi leggono iniziano a pensare che non sappia scrivere.
Perfino la mia tesi, dopo averla letta, riletta, letta ancora, supervisionata con Madre insegnante e Padre tecnicissimo, ha il primo errore la prima riga della prima pagina, ovvero l'indice.

ACPROLI

Ecco cosa diamine ho scritto.
Non vi dico quando scrivo con l'ipad al valoroso uomo:
"Ciao mig uardo uan punatta."
E prontamente lui mi chiama:
V:"Che diamine stai facendo?"
I:"Mi guardo una puntata di Downton Abbey"
V:"Non uan punatta?"
I:"Una cheeeee?"

Ma siccome la soluzione sarebbe scrivere tutto a mano inviandolo con piccioni viaggiatori, e sapete che ne siamo pieni di piccioni, forse e' il caso che alla mia amata Olivetti compri una compagnia di vita. Che si usa per l'ipad. Con cuscinetti per lo schermo touch al posto delle normali lettere.
Dai, che forse ho trovato il modo perfetto per scrivere. A patto che smetta di digitare errori.



www.austin-yang.com

lunedì 24 settembre 2012

L'autunno e' arrivato

Come dicono i miei amici Stark: L'inverno sta arrivando.
Ma qui la situazione e' alquanto fuorviante. Sabato e' stato un giorno alquanto invernale.
Io e il valoroso abbiamo sopportato un 'ora di coda per entrare in un negozio con svendita di scarpe, ed eravamo al freddo al gelo.
Manco fossero state per me le scarpe. No no. Erano per il valoroso.
Ole'.

Il congelamento e' arrivato in men che non si dica, e abbiamo passato il resto del weekend in casa, facendo finta che fuori non diluviasse, che la pioggia non sbattesse sui vetri, che non ci fossero 4 gradi e che Psyco, povera grande Psyco, non fosse al di la' del muro a singhiozzare come una bambina per tutta la domenica mentre il valoroso uomo se ne stava con la faccia appiccicata al muro facendomi la telecronaca in diretta: "Dice che e' stufa."
"Dice che la deve lasciare in pace"
"Dice che e' sola"

Va beh le solite cose. E se una volta ci si allarmava, ora diciamo che ha iniziato a far parte dell'ambiente circostante. Se non la sentiamo urlare, ecco quello POTREBBE essere un problema.

Fatto sta che ci siamo isolati. Il letto e' diventato un'isola deserta, no che dico, un'isola privata con tutti i lussi: champagne, frutta fresca, acqua cristallina e caldo. Molto caldo e sole. Ne siamo usciti che non ci siamo per nulla abbronzati. Veramente delusi.
Vi racconto tutto cio' perche' vi vorrei spiegare cosa indossavo. Ennesimo retaggio dell'estate, avevo addosso gli hot pants, cosi chiamati "ombre". Ovvero il colore e' sfumato dal bianco allo scuro del jeans. Siccome di comprarmi un paio di hot pants gia' slavati e sfumati per me non ha il benche' minimo senso visto e considerato quanto li posso usare, ho utilizzato dei vecchi pnatloncini fatti dalla santa donna che e' mia nonna.

Dovevano essere cosi', e le spiegazioni in internet non mancano. Insomma e' davvero semplice. Li butti nella candeggina e via.


via


Meno male.
Solo a me sono diventati cosi'.


Per carita', non sono mica male color ruggine.
Ma qualcuno potrebbe spiegarmi il perche'??

venerdì 21 settembre 2012

La pescia

Lo chiamavano pesce fermentato. Ma anche surströmming. Lo chiamavano e lo chiamano ancora, UNA DELLE DIECI COSE PIU SCHIFOSE DA MANGIARE.
E noi due ovviamente, siamo stati invitati a cena con tale cosa che io ho rinominato La pescia.
La pescia e' particolare, la pescia e' un pesce che viene pescato e chiuso in una scatola di latta dove fermenta. La pescia puzza. Non vi allego nessun video, ma vi dico solo che Jamie Oliver e l'altro pelato fanno delle facce terribili quando viene aperta la scatola.

La pescia va mangiata fuori casa, tipica idea degli svedesi. Essendo un loro piatto tipico, perche' mangiarlo in casa? No macche' si mangia fuori, non importa se ci sono -20 gradi.
Si mangia fuori non perche' fa figo ma perche' l'odore e' cosi insopportabile che impregna tutto, dai vestiti ai muri.
Ecco quindi la nostra fortuna, essere invitati a una cena a base di pescia con cipolle, formaggio philadelphioso, patata e erba cipollina.
Io odio il pesce, ma siccome a nessuno piace il pesce fermentato ("e' un gusto ascquisito come il caffe'" mi ha detto il valoroso uomo, PROPRIO come il caffe'.)pure io mi ci sono cimentata.

Il problema era che ero gia' allegretta: bisogna bere per trovare il coraggio. Ma poi soprattutto, c'erano nove gradi in giardino. Non venti, ma nove.
Dopo un'ora il valoroso uomo ha iniziato bellamente a espellere per via orale la pescia.
Io ho continuato a bere nella speranza che tale prelibatezza rimanesse nel mio stomaco.
Sono riuscita a resistere fino alla mattina dopo che ho prontamente passato in compagnia della tazza del water.
Mai piu' ve lo giuro, saro' una mammoletta, ma questi nordici fanno leggermente paura.

E oggi confesso, che non riesco davvero a proporvi nulla. Nessuna idea ingegnosa da parte di qualche designer. Al solo pensiero, mi viene da vomitare.
E allora vi lascio solo con lui.


Il vero mangiatore di pescia.



lunedì 17 settembre 2012

Valentin valentin

Nonostante non sembri, purtroppo ho una vita che va avanti. Un maledetto corso di francese serale dove io e il valoroso siamo i classici scolari intelligenti ma che non si applicano.
Quindi non sto abbandonando il blog, anzi ci sono mille idee proprio dietro l'angolo. Devo solo trovare il tempo per attuarle.

Nel frattempo io osservo tutto e tutti.
E ve lo dico, quel che vedo non sempre mi piace. Essendo settembre, inizia l'invasione delle collezioni invernali e sara' questa la prima e l'ultima volta che ne parlo; sono giustamente una femminuccia pure io. In ogni caso non sono la regina del buon gusto  (ci mancherebbe) ma certe cose non so se le reggo ancora.
L'invasione continua. Perpetua e silente invade le case di tutte le fashion victim. Se l'anno scorso adoravano fare le smorfiosette tutte gonne e un filo di perle quest'anno si cambia.
Niente piu' gonnelline, niente piu ballerine.
Benvenute orribili, terribili scarpe alte quanto una mia gamba. Benvenuti shorts inguinali, in modo da attirare l'attenzione. Benvenuto trucco alla "mi sono truccata ieri e ci ho dormito sopra". Si insomma, benevenute "sluts". Anche perche' la meta' di loro non ha esattamente il fisico da modella.
Non che io sia da meno. Ma di grazia, trovo difficile truccarsi, mettersi gli hot pants in citta' e non so camminare sui tacchi.

Ma le borchie, con questa nuova invasione, mi fanno impazzire. Non solo borchie ma anche piccoli gingilli da poter attaccare a giacche e maglioni. Solo che io trovo difficile non avere la nausea davanti a tutto cio'. Come diceva il grande Mies Van der Rohe, "Less is more".  In questo caso ci sta un bel q.b.
Ci sara' un modo per rendere il tutto accettabile?
Si e si chiama Valentino. Valentino, anzi i due che ci stanno dietro ormai, Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli avevano gia' lanciato la scorsa primavera una scarpe tres chic manche punch: la bella ballerina a punta, color cipria e decorata da borchie.
Per me e' stato colpo di fulmine. Ne' troppo punk, ne' troppo chic. Easy peasy come direbbe un mio amico.

Ora me l'hanno lanciata pure in nero. Grazie alla Valentino Garavani Collezione Noir.
E secondo voi io con il valoroso uomo che ho fatto? La copia sputata.
Piu' che copia sputata e' la mia interpretazione, visto che non ho controllato nessuna immagine e sono andata a memoria (si perche' sono andata a provarmele, fingendo di essere una rampolla ricca). Fatto sta che il risultato e' una sorta di Valentino copia ancorata. Nel senso che le borchie formano un ancora. A riprova del fatto che non ho una buona memoria fotografica.
Come al solito, il fai da te e' un fallimento totale (e pure le foto, ma per questo credo sia anche colpa della casa un po' buia).











martedì 11 settembre 2012

Cronaca tardiva di un weekend

Non e' un innocuo brufolo sottocutaneo, no no quello che vedo e' la nascita di un maledettissimo herpes. Il giorno prima di un matrimonio, che fatalita' e' lo stesso girono in cui inizia il mio periodo preferito del mese (si come no.)

Giusto in tempo tra l'altro, visto che torno in patria per starci esattamente 36 ore.
Bianca come la neve, non sembrera' nemmeno che sia stata in vacanza. Ammalata e pallida. Andiamo bene. Se di solito il cavallo vincente della coppia sono io, e il valoroso uomo e' piu' che altro il mio bel accessorio (scherzo love, non sei solo un bel accessorio), mi sa che sto giro ci scambiamo i ruoli, e io finisco per diventare come il suo portadocumenti: piatto bianco e inutile.

La grande avventura e' iniziata in quel dell'aereoporto germanico dove alle 5 del mattino c'erano piu' persone che all'ora di punta nella via centrale del Paese dei Maglioni. Sono li' in coda assolutamente non sveglia, pronta per essere influenzata dalla gentaglia che ha paura che il boarding chiuda prima, ed eccola li' la solita fashionista mancata ed agitata: ma amica non lo vedi che il boarding del nostro volo e' subito dopo i controlli?
Ma d'altronde cosa ne puoi sapere tu che indossi la gonna con i leggins. Bianchi. Che fossero stati neri avrei chiuso un'occhio. Cosi' 2005, ma almeno erano neri. Ma bianchi non dovrebbero nemmeno essere presenti sulla terra.
Fatto sta che questo mi ha permesso di svegliarmi per bene grazie al loro bagliore riflettente, parlo dei leggins anche se la proprietaria era piu' bianca di me.
Ma lei se ne andava in Italia a prendere il sole io andavo a fare la statua bianca del Canova. E per questo ha ricevuto tutto il mio odio.

Perche' se io sono come lei


e vorrei abbronzarmi per diventare come lei


alla fine mi ritrovo come lui


E non sembra questo bel colore ne' su di me, ne' su di lui.
C'est la vie.

humanae.tumblr.com

venerdì 7 settembre 2012

Trovato per voi

Mentre io cerco di iscrivermi a un corso di taglio e cucito (anche se sono molto preoccupata dal fatto che dovro' utilizzare la macchina da cucire) mi sono imbattuta su  questi bellissimi lavori, tutti fatti a mano e cuciti.


Needle Work/ Needle Play e' un blog che raggruppa i lavori di 9 artisti australiani che lavorano nell'arte del cucito e i risultati sono davvero sorprendenti: chi avrebbe mai detto che cucendo si potessero realizzare queste cose?

mercoledì 5 settembre 2012

La solita imbranata



Quando ho visto queste bottiglie su Elle Decor ho pensato che fossero davvero bellissime e non difficili da realizzare perfino per un'imbranata come me.

When I saw those bottles from an Elle Decoration article, I thought that they could be really easy to realize, even for me!


martedì 4 settembre 2012

Lunedi Nero

La chiamavano la Braderie.
Ma avrebbero tranquillamente potuto chiamarla "ci'apa quel che te vol ti' " nel mio dialetto. Delirio day.
Solitamente gli autoctoni sono famosi per lavorare otto-ore-otto, ma ieri mattina i primi accenni della "ci'apa quel che te vol ti'" sono iniziati molto presto.
Sono stata svegliata alle sette da una telefonata del valoroso uomo in viaggio per l'Europa:
"Ciao-Oh-mia-bella-come-stai?Sono-sveglio-dalle-quattro-e-mi-sento-una-forza!!"
Io non ho fatto altro che mugugnare.

Nella speranza di riaddormentarmi mi sono messa a letto con i miei amati tappi per le orecchie. Ma niente da fare, perche' alle 7e mezza e' iniziato un rumore strano, quasi un rullo di tamburi come quelli che si sentono prima della partenza di una gara o l'annuncio del vincitore. Solo che questi era i rulli degli appendini portati fuori dai negozi, che davano inizio alla cosichiamata Braderie.

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