venerdì 15 marzo 2013

La Sentimentalista

Meta' imprecisata di Agosto 2012.
Ecco l'ultima volta che ho camminato, usato la bicicletta e mi sono sciolta al caldo della periferia italiana.
Da li' in poi, e' stato tutto un declino glaciale.
Un declino geloso, visto che il valoroso uomo viaggiando per lavoro, a casa ci torna una volta al mese.
Giusto il tempo delle coccole famigliari, ma ci torna.

L'ultima volta, un paio di amiche iniziavano una nuova avventura, con una nuova casa. E abbiamo riflettuto sulla parola casa: la casa, e' dove sta il tuo cuore.
Ma per noi, risulta un po' piu' difficile.
La tipica frase: "Andiamo a casa" puo' avere due significati diversi.
Andiamo a casa, torniamo nella nostra magione, dopo una serata o una giornata di lavoro.
Andiamo a Casa, dalla mamma. Andiamo dalle nonne, a farci rimpilzare, a farci dire: "Ma mangi? Sei cosi' dimagrita!"

Era tanto che volevo scriverne, ma ogni volta mi bloccavo. Vedete, e' difficile comprendere gli scherzi che ti fa la vita. Passi il tempo a contare i giorni che ti separano dalla nuova vita, o almeno era quello che succedeva a me l'anno scorso in questo periodo: una frenesia, un'agitazione, una paura dell'ignoto che manco Harry Potter mentre affronta Voldemort.
Ma sapevo che qui c'era lui, casa.
E, sono fiera della mia scelta. Ho mollato una vita che mi apparteneva a tre quarti, per prendere possesso di questa, che mi appartiene appieno.
Ma non e' facile.
Non rispondo mai nemmeno alle critiche, alle idee strane che la gente si fa: si, la vita sotto alcuni aspetti qui, e' piu' facile. E' piu' facile perche' non ci sono pregiudizi, non ci sono esperienze passate assieme, non ci sono frasi come "ma come sei cambiata", "ma perche' fai cosi'?".
E' piu' facile perche' da qui, ho capito la vita che avevo a Casa. La madrepatria, la citta' in cui spero prima o poi di tornare per portare con me questo bagaglio di conoscenze che sto acquisendo semplicemente vivendo lontano da lei.
Non e' facile, quando ti senti come se gli altri ti vedessero come uno che e' scappato da una situazione tragica: embe' che dovevamo fare? Una laurea in arte di certo, e' molto utile in Italia.
Non e' facile, quando sai che ci sono 1000 km di distanza tra te e la famiglia e preghi sempre che vada tutto bene.
Non e' facile vederli per due giorni ogni tot mesi. E non importa quanto innamorati possiate essere, a tutti manca Casa. Sono quel sostegno silenzioso, vicino e costante che se hai bisogno arriva subito, se non ne hai e' comunque li' nell'angolo in attesa.

E' cosi' difficile certe volte diventare adulti. Un giorno sei li' nel tuo lettino, nella tua stanza e il giorno dopo convivi. Non ci ho mai pensato, non ci ho mai riflettuto, mi sono sempre buttata a capofitto. E taaac: ormai sei un'adulta. Quasi, visto che lavori, hai una casa e il valoroso uomo al tuo fianco.
Ma poi, il caos casalingo conferma la fase transitoria, e ti rilassi. Perche' casa qui, e' dove siamo noi, come la casa di Milano dove cucinavo risottini insipidi in miniporzioni, e dove mi dichiaravo al valoroso uomo (si perche' qua se aspettiamo lui...).
E mentre gli dicevo frasi dolci, la casa si autoalimentava di caos. E alla fine poco e' cambiato da allora.
Forse che nessuno dei due avrebbe pensato a dove siamo ora.
In una casa coatica, piena di frasi dolci. Solo un po' piu' al nord.



Ma fra tre settimane, torno alla primavera italiana per 7 giorni, una quantita' infinita di giorni per me.
E questo post l'avevo iniziato per dire altro, per comunicare con i genitori e dirgli che appena atterro voglio fare una lista infinita di cose che comprendono:
-il pranzo dalla nonna con risotto al tastasal (vero che lo fa?)
-gli spaghetti in rosso di papa'
-i biscotti della mamma, i brownies
-voglio vedere Gunter (il robot aspirapolvere di mia Madre) all'opera, mentre e' inseguito da quelle due psicopatiche di gatte
-il mio posticino sulla poltrona
-vedere le montagne fuori dalla finestra della mia camera
-mangiare, tanto
-andare al lago
-portare il fratello in stazione, la sera quando prendera' il treno per andare a studiare
-passare i pomeriggi silenziosi con i nonni
-sentire Madre che parla al telefono costantemente all'ora di cena
-e tutte quelle cose, che facevano parte della vita quotidiana e ora in un certo senso, mancano.

E mi faro' un sacrosanto Bidet.





10 commenti:

  1. Sono ormai passati 10 anni da quando ho lasciato Verona ed è stato difficile lasciare casa, amici e usanze casalinghe ma è bello averne di proprie e sentire dopo molto tempo che la mia casa è dove vivo e combatto ogni giorno.
    Tornare a Verona è bello ma è tanto bello tornare a casa, qui a Milano, e vivere la mia vita come l'ho cercata io.
    Bacino :)

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  2. Quante cose ti potrei dire amica.
    Il doppio significato della parola "casa": casa è dove sei cresciuta o dove stai crescendo? Casa è dove ho scelto di stare o dove le persone più importanti della mia vita stanno vivendo (che, no matter what, sono sempre i miei genitori)?

    Ieri è venuto il messo comunale nella mia nuova casa, per controllare la residenza.
    Sono quasi 11 anni che non vivo più nella casa genitoriale, quasi 7 che vivo a Milano e ancora non ero residente ALTROVE.
    Ora sono milanese (con cuore friulano, cascasse il mondo).

    Quante volte ho pensato di non farcela, quante volte ho pensato che tornare a casa fosse il piano B.
    Non lo penso più ma una cosa la so: non posso sopportare di ricominciare di nuovo tutto altrove. Il fidanzato vuole andare a Londra, io no. Non sono fatta per viaggiare, per ricominciare tutto. A me i cambiamenti mettono ansia, temo che su questo punto presto o tardi si deciderà la nostra vita insieme.
    Ma diventare adulta significa anche questo, sapere cosa è bene per se stessi.
    E capire quale è diventata la propria casa.

    Zit

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    1. Che belle parole Zit <3 hai capito in pieno!

      ps. congratulazioni neo milanese!

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  3. Con te rido come un matto oppure piango indecorosamente.
    Visto da questa parte della barricata il distacco svuota. Svuota casa. Svuota i giorni. Annulla i suoni, i progetti. Ma non azzera nulla. Accresce ciò che vogliamo concepire come vita. La vita che prosegue, ben oltre noi stessi e oltre i nostri sogni. Qui o altrove e in ogni istante un po' di noi stessi vivrà. Appieno, come è sempre stato nella mia speranza: abbozzare un percorso per poi lasciarvelo disegnare e dipingere nei più meravigliosi colori.
    Casa è comunque e sempre ciò che NOI siamo, siamo stati e saremo. Ovunque essa sia fisicamente.
    Un bacio

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  4. Io non vedevo l'ora di lasciare la casa materna perché la tua nonna era a dir poco restrittiva in fatto di orari.
    Forse la mia voglia di sposarmi (l'avrei fatto molto tempo prima) era anche dettata dal fatto di poter vivere in una casa creata su misura per me per i miei gusti, in accordo con papà naturalmente.
    La nostra prima casa l'ho sentita subito "nostra" anche se non era certo una reggia, ma ricordo con piacere ogni dettaglio, come per esempio le maniglie delle porte di un colore diverso intonato all'arredamento della stanza.
    Non tornerei indietro.... ma non perché non senta "casa" la casa materna ma perché questa ora è la mia casa un insieme di mobili, oggetti e accessori di mio gusto che riflettono la mia personalità ( e quella di papà). A casa della nonna ci torno molto volentieri, ma altrettanto ritorno volentieri a casa mia dove posso fare quello che voglio senza essere guardata a vista ( tuo zio Enrico ne sa qualcosa). Certo io non abito in Lussemburgo....io sono molto più vicina ai familiari ma questo non vuol non apprezzare i tuoi lodevoli sforzi di farti casa altrove. Di questo io ti ammiro dal profondo del cuore.
    Ti voglio bene Mami.
    P. S.La tua camera comunque ti aspetta sempre (ed è rimasta la stessa solo più ordinata e invasa dai miei libri, che cercherò di spostare al tuo arrivo).

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  5. La mia smania di commentare tutto deve chetarsi davanti a questo momento. Mi sentirei un intruso. Invidio le parole dei tuoi genitori, parole che forse noi non ci diciamo solo perchè viviamo troppo vicini, e questa vicinanza ci logora così come la lontananza per voi.

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