martedì 15 gennaio 2013

Fail da te: The beginning of

Questa settimana e' cominciata con una nota di nostalgia. Tra un vestito osceno e uno 'amazing' (come direbbero gli americani) dei Golden Globes, in attesa delle Pagelle della Zitella (che sono uscite mentre scrivevo quindi ANDATE A LEGGERE I SUOI INSINDACABILI GIUDIZI e poi tornate qui), mia mamma mi ha dato una bruttissima notizia (e se vogliamo metterla in tono melodrammatico americano, una 'very, very bad news').
Mi hanno chiuso la libreria, quella dell'infanzia, quella del quartiere.
Cosi' tipo, di punto in bianco. La nostra famiglia, che ha piu' libri che mobili in casa (non posso dire che mia madre e mio fratello abbiano piu' libri che vestiti perche' NON e' vero), e' sconvolta.
Insomma non era una libreria qualsiasi, era tipo uno spaccio, dove ci si trovavano tutti i libri scontati. Ora fatevi due conti, per gli amanti dei libri questo momento e' sempre piu' duro.
La notizia mi ha fatto riflettere, soprattutto perche' mia madre ha commentato dicendo che ora: "Per andare in libreria dovro' andare in centro"
Non che dove abitino loro sia un paesello sperduto nella nebbia, ma ci siamo quasi: la mia vecchia casa, con la mia vecchia cameretta gia' risistemata a studio (sigh), e' situata al limitare della citta', in quei quartieri che sono al confine: se vai da una parte arrivi in centro, se vai dall'altra ti perdi nella nebbia.
Non che mia madre odi il centro, ma mi ha fatto riflettere su come tutti i punti di riferimento dei quartieri stiano lentamente cambiando e cio' mi ha lasciato perplessa, disperata a causa dei libri (visto che ancora oggi mi rifornivo da loro) e nostalgica.

Allora siccome sono nostalgica, mi metto a pensare a quei momenti passati, dove vivevo nel quartiere. E mentre ci penso me li immagino come i flashback dei film, tutti soft e felice, un po' sfuocati o col colore vintage (come amo questa parola).
E qui ho pensato, alla nascita della mia creativita'. Una creativita' senza freno, senza regola e soprattutto SENZA DELUSIONI. Ho passato le estati a provarci, da bambina al Gruppo Estivo, da animatrice al Gruppo Estivo, fino a quando d'estate non lavoravo/studiavo. E tutto cio' e' caduto nell'oblio.

Forse il primo vero tentativo di Fail da te, vero e cosciente e' stato circa due anni fa.
All'epoca ero in Erasmus in Germania (chiaramente mai che vada a vivere in posti caldi), e amica Frap era li' per farmi visita.
Nella citta' dove stavo c'erano due trend al momento: il trend delle ragazze pseudo ottocento con capelli raccolti e scarponcini con lacci, e il trend elfico, che non sto a spiegare.
Io chiaramente, mi ero innamorata del trend del cappello a forma di Fragola.
Cappello fatto solo ed esclusivamente per BAMBINI.

Chiaramente questa foto l'ho trovata su un blog di un tizio gay chiamo un gai savoir. Non dico altro,

Amica Frap, che e' anche romana, allora parte con un'idea geniale.
"Mo' ce mettiamo a farlo"
(spero di averlo scritto giusto)
Insomma lei sapeva un trucco per farlo, perche' io sinceramente di fare a maglia non ne volevo sapere.
"Usiamo le mani"
E questa fu la frase rivelatoria.




Allora corriamo a comprare il necessario e iniziamo a fare la maglia con la mano (come potete osservare qui sopra). Lei va spedita come un razzo e crea un cordone ombelicale, mentre io incapace come ero sono, creo un piccolo biscio verde.
Avendoci perso tutta la sera, la mattina dopo amica Frap riparte lasciandomi il compito di finirlo.
Credendomi furba avevo IMBASTITO il cappello. Parola forte imbastire, che non deriva da imbestialire, ma deriva dalle mille prove vestito che mi faceva la nonna. "Ti ho imbastito il vestito, vieni a provarlo"
Che quando ero piccola e me lo diceva la mamma tipo "Andiamo dalla nonna, che devi provare il vestito che ti ha imbastito" avevo sempre un po' di paura. Chi era sto Imbastito? O cos'era?
Considerando che ho sempre avuto paura di E.T., fatevi i vostri conti di quanto ero terrorizzata.

Tornando a noi, ho imbastito il cappello, e mentre lo cucivo me lo provavo. Chiaramente la differenza tra IMBASTIRE e CUCIRE sta tutta li nelle parole: imbastendo, il mio cappello era bellissimo. Cucendo e' diventato un obbrobrio.
Pero' me ne sono fregata, pensando o perlomeno SPERANDO, che il cappello si sistemasse da solo. Alcune parti erano piu' fitte delle altre, alcune avevano la maglia cosi' larga che mi usciva un orecchio. Ma io imperterrita ho continuato e ci ho messo anche i bottoni, che dovevano essere i semini.

Il risultato lo potete vedere in questa foto, l'unica col cappello che abbia mai fatto.
Il cappello infatti, era troppo piccolo per la mia testa e lasciava scoperte le orecchie a tal punto che per usarlo dovevo metterne un'altro sotto.
Giusto per sembrare sempre piu' faiga, due cappelli, di cui uno a fragola.
E tralasciamo pe favore, il maglione colore cacca, lo stendino e quell'orribile maglia a pois.

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